Per tutelare e valorizzare le eccellenze agroalimentari del nostro Paese non serve inventare divieti contro pericoli immaginari e violare la Costituzione e gli obblighi internazionali dell'Italia. Occorre invece conciliare qualità e innovazione, proprio per far sì che anche in futuro l’Italia sia all’avanguardia della filiera agroalimentare e zootecnica.
Il divieto sulla "carne coltivata" è un feticcio ideologico del governo Meloni: hanno concepito un divieto preventivo e oscurantista su un prodotto per cui non è ancora neanche arrivata la richiesta di autorizzazione all’EFSA per l’immissione nel mercato comune europeo.
Un divieto del genere vìola il principio costituzionale di libertà di iniziativa economica privata, oltre ad avere come effetto sostanziale quello di limitare lo sviluppo della ricerca scientifica nel nostro Paese. Questo disegno di legge si pone in contrasto con la libera circolazione delle merci in Europa, che è tra i capisaldi su cui si fonda l’UE.
Tutto questo senza che vi siano reali esigenze di tutela della salute, né dell’ambiente, che siano fondate su dati scientifici. Al contrario, la “carne coltivata” potrebbe rappresentare un settore lavorativo per migliaia di giovani scienziati e ricercatori, ma in futuro anche per migliaia di imprenditori agricoli italiani, oltre che un’alternativa sostenibile agli allevamenti intensivi e alla macellazione di animali.
Per tutte queste ragioni, chiediamo al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di non firmare il testo e rinviarlo in Parlamento.
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