Salta

Verso la donazione mitocondriale in Italia?

di Desideria Mini

Giovedì 21 settembre presso il Senato Della Repubblica si è tenuta la conferenza stampa “Il percorso normativo verso l’approvazione delle tecniche di sostituzione mitocondriale”.  Seguo la tematica da diversi anni tanto che anche a giugno dello scorso anno ero già stata a Roma ad un convegno sul tema. Per tale motivo, ed anche in considerazione della mozione particolare "Per una Scienza libera “third edition“" del terzo Congresso di +Europa, ho pensato bene di andare ad ascoltare e di intervenire brevemente dal pubblico per portare la posizione liberale del nostro partito. Prima di addentrarsi nell’argomento occorre però spiegare molto sinteticamente di cosa si tratta. 

Il DNA mitocondriale

I mitocondri sono organuli presenti nel citoplasma delle cellule eucariote che svolgono numerose funzioni tra le quali la produzione di energia tramite la respirazione cellulare. Negli animali la maggior parte dell’energia cellulare è prodotta proprio dai mitocondri. Molti tipi cellulari possono contenere anche diverse migliaia di mitocondri. Un’importante particolarità dei mitocondri è il fatto che contengono un proprio DNA. Negli animali ogni mitocondrio può contenere dalle 2 alle 10 copie di DNA mitocondriale. Rispetto al DNA nucleare quello mitocondriale è piccolissimo e porta davvero poca informazione genetica, che serve solo alla produzione di energia. Va anche detto che la stragrande maggioranza delle proteine mitocondriali sono codificate dal DNA nucleare, sintetizzate nel citoplasma e importate nei mitocondri, per cui il mitocondrio e il suo funzionamento dipendono fortemente dal nucleo stesso. Tutto ciò non deve però portare a valutazioni fuorvianti perché il DNA mitocondriale è indispensabile. Quando una mutazione dannosa è presente nel DNA mitocondriale di un’elevata porzione dei mitocondri si possono verificare malattie tremende con gravissima compromissione sia della qualità e che della aspettativa di vita dei pazienti. A essere colpiti sono soprattutto il sistema nervoso, compreso l’encefalo, la vista, l’udito e i muscoli, cuore compreso, perché questi sono gli organi che hanno maggiore bisogno di energia. 

È fondamentale considerare che il DNA mitocondriale si eredita soltanto dalla madre biologica e mai dal padre, per cui la sua trasmissione segue una discendenza esclusivamente matrilineare. 

I limiti dei test genetici preimpianto

Purtroppo la selezione degli embrioni tramite test genetici preimpianto generalmente non è efficace per le malattie legate al DNA mitocondriale. Quando tutto il DNA mitocondriale della donna è anomalo è impossibile ottenere ovociti con DNA mitocondriale normale. Negli altri casi è comunque difficile ottenere ovociti con basso livello di DNA mitocondriale anomalo, specie se questo è presente nella paziente ad un livello alto. Inoltre, anche quando nelle cellule embrionali prelevate il livello di DNA mitocondriale anomalo risulta basso, queste potrebbero non essere rappresentative del resto dell’embrione per fenomeni di deriva genetica. 

I test genetici preimpianto restano validi per le patologie legate al DNA nucleare.

La donazione mitocondriale

Le tecniche di sostituzione mitocondriale sono procedure di procreazione medicalmente assistita che permettono a donne portatrici di malattie legate al DNA mitocondriale di avere figli sani ma geneticamente correlati dal punto di vista del DNA nucleare. Senza entrare nei complicati dettagli tecnici, il materiale genetico nucleare della donatrice viene rimosso dai suoi ovociti in varie fasi di sviluppo o anche dai suoi ovociti fecondati e sostituito con quello della paziente preso, nel corrispondente stadio, dai suoi ovociti o da uno dei due globuli polari, oppure il materiale genetico nucleare sia materno che paterno dello zigote della donatrice è sostituito con quello dello zigote della paziente. Il primo e il secondo globulo polare sono piccole cellule che si formano rispettivamente con lo sviluppo dell’ovocita e con la formazione dello zigote. In tale modo si svilupperà un embrione con il DNA nucleare della paziente e del padre biologico e il DNA mitocondriale normale della donatrice. Per questo si parla di donazione mitocondriale. Un limite di queste tecniche è il fatto che, quando si trasferisce il DNA nucleare della paziente, si trasporta sempre dietro un piccolo numero dei suoi mitocondri con DNA anomalo. Esiste quindi una piccola probabilità che questi possano prendere il sopravvento riportando alla malattia. In alcuni paesi sono in corso ricerche per ridurre il più possibile il riporto di mitocondri. 

Il dibattito etico

La presenza del DNA mitocondriale della donatrice nel futuro individuo ha portato a un dibattito etico sull’opportunità di utilizzare queste tecniche. A mio avviso però le obiezioni si sciolgono come neve al sole. Come è stato anche sottolineato alla conferenza da eminenti esperti, dalla donatrice il futuro individuo erediterà solo un corretto funzionamento dei mitocondri perché il DNA mitocondriale non determina altri caratteri dell’individuo e in particolare non è assolutamente coinvolto nel determinare la fisionomia, le fattezze o l’etnia dell’individuo perché questi sono il risultato soltanto di informazioni genetiche presenti nel nucleo cellulare. Inoltre l’informazione genetica ereditata dalla donatrice è davvero piccola. Se questo fosse il problema non si dovrebbe ammettere neanche la fecondazione con donazione di gameti perché con questa l’individuo eredita almeno metà del DNA nucleare da un donatore e nel caso di una donatrice anche quello mitocondriale. La fecondazione con donazione di gameti è già ammessa in Italia ed in tanti paesi del mondo e, come si è visto, non comporta rischi per la crescita psicologica del bambino e l’equilibrio familiare. Insomma, per essere buoni genitori non è necessario trasmettere ai figli il proprio DNA.

Dove si fa già

Attualmente la donazione mitocondriale è espressamente autorizzata e regolamentata per via parlamentare solo in Gran Bretagna e in Australia seppur con modalità diverse, ma è stata effettuata anche in Messico, Grecia e Ucraina. La Gran Bretagna, dopo molti anni di ricerca di base e preclinica, nel 2015 ha autorizzato apertamente in clinica solo il trasferimento del fuso materno e il trasferimento dei due pronuclei e tuttora non consente in clinica altre tecniche mentre l’Australia nel 2020 ha avviato, sotto condizioni normative molto rigorose, un percorso sperimentale che dalla ricerca di base e preclinica possa portare a quella clinica anche per quasi tutte le altre tecniche. Per arrivare a queste leggi entrambi i paesi sono passati prima per un dibattito pubblico lungo e scientificamente informato. 

E in Italia?

In Italia la donazione mitocondriale per ora non è ammessa ma i relatori del convegno svoltosi presso il Senato auspicavano la sua introduzione anche nel nostro paese. I vari proponenti notano che la legge 40/2004 all’articolo 13,  comma 2 stabilisce che “La ricerca clinica e sperimentale su ciascun embrione umano è consentita a condizione che si perseguano finalità esclusivamente terapeutiche e diagnostiche ad essa collegate volte alla tutela della salute e allo sviluppo dell'embrione stesso, e qualora non siano disponibili metodologie alternative” mentre al comma 3, lettera b) vieta “ogni forma di selezione a scopo eugenetico degli embrioni e dei gameti ovvero interventi che, attraverso tecniche di selezione, di manipolazione o comunque tramite procedimenti artificiali, siano diretti ad alterare il patrimonio genetico dell'embrione o del gamete ovvero a predeterminarne caratteristiche genetiche, ad eccezione degli interventi aventi finalità diagnostiche e terapeutiche, di cui al comma 2 del presente articolo”. Pertanto per la legge 40 se le finalità sono terapeutiche e volte a tutelare l’embrione stesso la modifica del patrimonio genetico dell’embrione è consentita. Questo, a detta dei proponenti, probabilmente già basterebbe a consentire in clinica alcune tecniche di sostituzione mitocondriale a fini terapeutici. 

Ammissibilità delle tecniche

Come riconosciuto anche dai relatori, allo stato attuale gli interventi di sostituzione mitocondriale sarebbero consentiti solo sugli ovociti, il che è limitante perché, ad esempio, le tecniche più utilizzate sugli ovociti prevedono di utilizzare quelli maturi prelevando il fuso meiotico. È difficile non danneggiare il fuso o non lasciare indietro dei cromatidi senza prelevare troppi mitocondri. La legge italiana non definisce l’embrione per cui già lo zigote viene considerato tale ma al contempo la legge 40 vieta di distruggere l’embrione. Anzi, già l’ovulo fecondato viene ritenuto intoccabile. Per tali motivi le tecniche di sostituzione mitocondriale che intervengono dopo la fecondazione risultano proibite perché distruggono uno o due ovuli fecondati o zigoti per crearne un altro. Risulta quindi necessario definire cosa è l’embrione e distinguerlo dalle fasi precedenti intervenendo sulla legge 40. Ritengo però che potrebbe essere pure necessario rimuove nella legge 91/1999 (Disposizioni in materia di prelievi e di trapianti di organi e di tessuti) la parola “anche” dall'Articolo 3, comma 4: “La manipolazione genetica degli embrioni è vietata anche ai fini del trapianto di organo.“ Quell'“anche“ impedisce di modificare geneticamente zigoti ed embrioni. Infatti “anche“ significa “non solo“ e come detto per la legge italiana lo zigote è considerato embrione. 

Accesso alle tecniche

Il richiamo a “la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività”, come riconosciuto dall'articolo 32 della Costituzione, è stato l’esordio della conferenza. Sono d’accordo. A mio avviso sarebbe però logico e opportuno ricondurre l’accesso alla donazione mitocondriale alla salute del futuro individuo. Attualmente, infatti, non sarebbe così. Quando la legge 40 fu varata fu stabilito che l’accesso alla procreazione medicalmente assistita dovesse essere riservato solo alle coppie infertili o sterili, escludendo così quelle fertili portatrici di malattie genetiche. Nel 2015 la Corte Costituzionale con la sentenza 96/2015 ha stabilito che le coppie fertili portatrici di malattie genetiche hanno diritto ad accedere alla procreazione medicalmente assistita per evitare un pericolo per la salute psichica o fisica della donna in gravidanza derivanti da rilevanti anomalie del nascituro e, in tal caso, il ricorso all’aborto, non esprimendosi però su altri motivi. In realtà quando vi è la possibilità o un rilevante rischio di trasmettere una patologia ereditaria ai figli i potenziali genitori scelgono di ricorrere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita non per evitare un pericolo per donna, giacché per questo basterebbe non cercare la gravidanza, ma perché desiderano evitare la malattia a un figlio che in realtà vogliono far nascere. Non si tratta dell'inesistente diritto al figlio sano né di quello solo ipotetico e molto controverso a non nascere malati. Si tratta, invece, provare a tutelare la salute dei futuri nati, attuando anche per loro l’articolo 32 della Costituzione, e della libera e previdente scelta degli aspiranti genitori di fare il possibile per tutelare in anticipo quella dei propri figli. L'accesso alla donazione mitocondriale al fine di prevenire le malattie legate al DNA mitocondriale dovrebbe essere reso possibile intervenendo anche sugli articoli 1 e 4 della legge 40.

Attenzione al Parlamento

Alla conferenza i relatori hanno ventilato la possibilità di un intervento di aggiornamento e attualizzazione della legge 40 senza però dire in che termini. Ritengo che potrebbe allora aprirsi un'importante occasione per rimuoverne gli attuali limiti e storture, evitando di ricommettere gli stessi sbagli ideologici di quando fu varata. Ne parlo qui limitatamente ad alcuni aspetti sulla salute. La legge 40 fu voluta da una maggioranza parlamentare trasversale illiberale con il preciso scopo di imporre una visione integralista alla società su tanti aspetti inerenti la procreazione umana e la ricerca scientifica. Uno degli obiettivi era quello di “sacralizzare” e rendere intoccabile sia l'ovulo fecondato che l’embrione umano e di prendere una rivincita sulla legge 194/1978 sull’aborto. Fu così impedito ogni intervento che non fosse volto a tutelare ciascun embrione. Come detto, la Corte Costituzionale con la sentenza 96/2015 ha riammesso le coppie fertili portatrici di malattie genetiche alla procreazione medicalmente assistita  “solo” per tutelare la gestante. Inoltre con la sentenza 229/2015 ha riammesso la selezione degli embrioni non affetti solo per lo stesso motivo. Invece in caso di possibilità o rilevante rischio di trasmettere una malattia ereditaria ai figli, sarebbe bene permettere “senza se e senza ma” l’accesso alle tecniche capaci di prevenirla, pure tramite interventi clinici che non sono volti alla tutela degli embrioni ma che possono portare a grandi benefici per la salute delle generazioni future. Non è solo un problema di bioetica di tipo teorico sul vero motivo per cui i potenziali genitori chiedono di accedervi. Continuare a considerare l’ovulo fecondato e l’embrione meritevoli di una tutela tale che si affievolisce solo davanti alla gestante ha anche una serie di conseguenze concrete. Quando saranno sviluppate terapie somatiche efficaci il pericolo per la salute della gestante non sarà più invocabile, per cui in futuro tornerà a farsi valere l'intangibilità dell'embrione, sicuramente impedendo di nuovo di accedere alla selezione degli embrioni non affetti da patologie ereditarie, il che pone una grave insidia per le future generazioni, come spiegato alla fine di questo articolo. Si dovrebbe, allora, intervenire sia sugli articoli 1 e 4, che regolano l’accesso alla procreazione medicalmente assistita, che sul 13. Dall’articolo 13, comma 2 dovrebbero essere rimossi sia la protezione ideologica dell’embrione a tutti i costi (prevista anche dall’articolo 1, comma 1), che il limite alla ricerca quando esistono delle metodologie alternative (perché ciò impedisce di trovarne di migliori). Ciò “libererebbe” anche le tecniche di sostituzione mitocondriale sull’ovocita fecondato o sullo zigote. Inoltre, poiché la donazione mitocondriale e la selezione degli embrioni non affetti e ancor più quella degli embrioni non portatori sono tecniche preventive e non terapeutiche, nell’articolo 13, comma 2 e nell’eccezione del comma 3, lettera b dello stesso articolo dovrebbero esservi quantomeno inserite anche le finalità preventive, piuttosto che solo quelle "diagnostiche e terapeutiche". 

Per permettere ricerche cliniche o sperimentali che aprono o potrebbero aprire nuove strade preventive o terapeutiche, andrebbero rimosse le parti degli articoli 13 e 14 che impediscono l’estrazione di cellule staminali pluripotenti dagli embrioni sovrannumerari, il trasferimento di nucleo, la scissione precoce e la crioconservazione, fermo restando il divieto di clonare riproduttivamente le persone. 

Che le restrizioni alla ricerca contenute nella legge 40 siano eccessive lo ha  affermato nell’ottobre del 2022 anche il Comitato per i Diritti Economici, Sociali e Culturali dell’ONU, con le osservazioni conclusive sul sesto rapporto periodico dell’Italia. 

Giova sempre ricordare che la neurulazione, la formazione del sistema nervoso del nuovo organismo, inizia il 21° giorno dopo la formazione dello zigote mentre le tecniche di procreazione medicalmente assistita sono eseguite entro il 7° e la ricerca potrebbe essere eseguita entro il 20°.

Bisognerà quindi stare molto attenti a come il Parlamento affronterà il tema della donazione mitocondriale e la revisione della legge 40 perché potrebbe correggerla ma anche confermarne l’impianto illiberale. 

Punti di vista

Nella conferenza al Senato è stato sottolineato come, a parte alcune prime terapie sperimentali, le malattie legate al DNA mitocondriale siano, per adesso, incurabili e questo è il motivo principale per cui i proponenti chiedono l’introduzione delle tecniche di sostituzione mitocondriale. Io ho espresso un pensiero più liberale e pragmatico e cioè che trovare terapie somatiche curative per le malattie legate al DNA mitocondriale è chiaramente giusto ma che anche in caso di individuazione di terapie somatiche efficaci la prevenzione rimarrebbe comunque importante perché interromperebbe la trasmissione dalla madre alle figlie femmine che fa sì che tali malattie si ripresentino ad ogni generazione dovendo rieffettuare la cura ogni volta. Un ragionamento simile si può fare pure per le malattie legate al DNA nucleare, con la sola differenza che questo è ereditato anche dal padre biologico. Una cosa che infatti mi ha un po’ preoccupata nella conferenza è stata la semplificazione secondo cui toccare il DNA nucleare potesse essere qualcosa di sbagliato a priori solo perché questo contiene i geni che regolano l’aspetto fisico dell’individuo. Il fatto è che il DNA nucleare contiene anche tantissimi geni e sequenze regolatorie non trascritte che non riguardano l’aspetto fisico ma che se mutati possono dare origine a malattie. In altri paesi vi sono ricerche di base di genome editing germinale, ovvero sulla linea che trasmette i caratteri alle future generazioni, dirette a correggere queste mutazioni. Sebbene in un futuro ancora lontano, il genome editing germinale potrebbe essere migliore della semplice selezione tramite tecniche di analisi genetica preimpianto. Non solo per affrontare i rari casi in cui queste ultime non sono utili ma soprattutto per trasferire in utero solo embrioni non portatori della malattia genetica nucleare di cui sono portatori entrambi i potenziali genitori, in modo da interrompere la sua trasmissione alle generazioni future. Se non si toccano i geni dell’aspetto fisico il genome editing germinale sul DNA nucleare non è malevolo a prescindere. Se passasse l’idea che toccare il DNA nucleare è sempre sbagliato, diventerebbe poi difficile far cambiare idea alla società quando divenisse possibile correggerne in modo sicuro ed efficace le mutazioni pericolose in linea germinale. 

Carenza di ovociti

Un altro aspetto da considerare è l’approvvigionamento di ovociti per le tecniche di sostituzione mitocondriale sia a scopo di ricerca di base che a scopo clinico. Poiché in Italia attualmente non è consentito rimborsare i donatori di gameti per gli oneri e gli inconvenienti derivanti dalla donazione, nel nostro paese vi è una tale scarsità di gameti donati che si deve ricorrere all’importazione dall’estero, pagando le relative banche. A risentirne, per ora, è soprattutto la fecondazione con donazione di gameti. In Italia è difficile soprattutto trovare le donatrici di ovociti in quanto la donna, oltre agli esami genetici e infettivologici che fanno pure gli uomini, deve anche sottoporsi a una forte terapia ormonale che può mettere a rischio la sua salute, a una serie di esami diagnostici per monitorare la stessa, ad esami ecografici per seguire lo sviluppo dei follicoli e al prelievo chirurgico degli ovociti. Quello della donazione di ovociti è dunque un altro punto importante da tenere presente.

La legislazione internazionale

Sulla liceità della donazione mitocondriale non si può non considerare cosa dicono a proposito di un intervento germinale, come quello delle tecniche di sostituzione mitocondriale, le leggi dell’Unione Europea e le disposizioni del Consiglio d’Europa.

Purtroppo una condanna delle modifiche ereditarie del genoma umano è espressa più volte nella legislazione dell’Unione Europea. Quella più rilevante è contenuta nel Regolamento Europeo n. 536/2014 Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 aprile 2014 “sulla sperimentazione clinica di medicinali per uso umano e che abroga la direttiva 2001/20/CE.” Tale regolamento all’articolo 90 (Specific requirements for special groups of medicinal products), seconda parte recita: “No gene therapy clinical trials may be carried out which result in modifications to the subject's germ line genetic identity”. Lo stesso divieto, con identica formulazione, era presente nella Direttiva 2001/20/EC all'articolo 9 comma 6. Tale direttiva fu recepita dall'Italia con il Decreto Legislativo 24 Giugno 2003, n. 211 “Attuazione della Direttiva 2001/20/EC relativa all'applicazione della buona pratica clinica nell'esecuzione delle sperimentazioni cliniche di medicinali per uso clinico“. Come detto nel 2015 la Gran Bretagna autorizzò il trasferimento del fuso materno e il trasferimento dei due pronuclei. Allora la Gran Bretagna faceva ancora parte dell'Unione Europea. (La Brexit, l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, è avvenuta nel 2020.) Un'organizzazione non governativa integralista presentò allora un reclamo ufficiale alla Commissione Europea proponendo che la legge britannica sulla fecondazione e l'embriologia del 2015 fosse in contrasto con la legislazione dell’Unione. La questione fu analizzata dalla Commissione nel corso del 2016. La conclusione della Commissione fu che il trasferimento del fuso materno e il trasferimento dei pronuclei non coinvolgono principalmente un "medicinale" ma erano procedure mediche. Dunque la legislazione europea sui farmaci non risultava applicabile e poiché la Direttiva sui tessuti e le cellule 2004/23/CE, che riguarda anche le tecniche di procreazione medicalmente assistita, non prevede alcun divieto di modifica intenzionale della linea germinale di una persona, alla fine del 2016 la Commissione concluse che le tecniche di sostituzione mitocondriale non sono in contrasto con la legislazione europea. 

Un ostacolo è invece il programma Horizon Europe 2021-2027 dell’Unione Europea il cui articolo 14 (Eligible actions and ethical principles) alla lettera (b) stabilisce che “activities intended to modify the genetic heritage of human beings which could make such changes heritable” “shall not be financed” dall’Unione Europea. Pertanto ogni ricerca, anche di base, sulla modifica della linea germinale umana, compresa quella sulle tecniche di sostituzione mitocondriale, non può ricevere fondi dall’Unione Europea. 

Per quanto riguarda invece il Consiglio d’Europa vi è la Convenzione di Oviedo sulla biomedicina, un trattato internazionale del 1997 ratificato da quasi tutti gli stati europei. Tale trattato all’Articolo 13 (Interventi sul Genoma Umano) stabilisce che “un intervento che ha come obiettivo di modificare il genoma umano non può essere intrapreso che per delle ragioni preventive, diagnostiche o terapeutiche e solamente se non ha come scopo di introdurre una modifica nel genoma dei discendenti”. Di conseguenza la Convenzione di Oviedo proibisce anche la donazione mitocondriale. Questo è uno degli aspetti del trattato su cui la mozione particolare sulla Scienza dell’ultimo Congresso di +Europa proponeva di mobilitarsi per chiedere una sua revisione. L’Italia ha sottoscritto la Convenzione di Oviedo nello stesso 1997 mentre nel 2001 il Parlamento Italiano ha autorizzato il Presidente della Repubblica alla ratifica della stessa con la Legge 28 marzo 2001, n. 145. Fortunatamente il Governo Italiano non ha mai completato la procedura di ratifica e cioè non ha depositato i relativi strumenti necessari presso il Consiglio d’Europa. Qualora volesse completare la ratifica della Convenzione di Oviedo, l’Italia avrebbe ancora una scappatoia. Infatti in virtù dell’articolo 36 della Convenzione di Oviedo, prima del deposito dello strumento di ratifica, ogni paese può formulare una riserva al contenuto di una disposizione particolare della Convenzione, nella misura in cui una legge in quel momento in vigore sul suo territorio non è conforme a tale disposizione. In questo caso si tratterebbe della legge 40 oppure di un’altra legge che in futuro la modificasse o la sostituisse e che ammettesse la modifica ereditaria del genoma umano. L’importante è che la riserva sia formulata prima della ratifica della Convenzione e per una legge già in vigore.

Quindi, almeno per adesso, se lo volesse, l’Italia potrebbe intraprendere la strada della sostituzione mitocondriale sia come ricerca di base che come pratica clinica senza essere bacchettata dal Consiglio d’Europa o dall’Unione Europea anche se il nostro paese dovrebbe finanziare tale percorso tutto da solo e si troverebbe un po’ isolato nel panorama europeo. 

Tra etica ed Evoluzione

Come anticipato concludo questo articolo rispondendo al perché la prevenzione delle malattie ereditarie rimarrà necessaria quando comunque, pian piano, si stanno già sviluppando terapie somatiche efficaci. 

Le terapie somatiche sono sempre benvenute perché salvano le persone ma, facendo sì che tutti gli individui possano avere la stessa fitness (numerosità della prole), permettono alle mutazioni genetiche dannose di aggirare la selezione naturale trasmettendosi dai pazienti ai figli. Poiché le mutazioni dannose avvengono più frequentemente di quelle vantaggiose, non affiancare alle terapie somatiche una forma di prevenzione potrebbe fare sì che le mutazioni dannose si accumulino nella linea germinale aumentando sempre più l’incidenza delle malattie ereditarie nell’arco delle generazioni. Sempre più individui dovrebbero curarsi (o sempre più frequentemente le donne in gravidanza dovrebbero curare il feto) con le stesse terapie somatiche che indirettamente determinano la diffusione delle malattie ereditarie. Un mondo in cui tutti o questi tutti devono ricorrere a cure speciali non è sostenibile per nessuno, in primis per chi ne necessita. 

Non sto affatto affermando che non bisognerebbe sviluppare le terapie somatiche ma che con la comparsa e l’utilizzo di queste diventerà ancora più importante ammettere la prevenzione con tecniche di procreazione medicalmente assistita. 

È importante infatti notare che, trasferendo in utero gli embrioni con minore quantità di DNA mitocondriale anomalo, cioè proprio quelli ottenibili con la donazione mitocondriale, o trasferendo in utero solo embrioni non affetti da una patologia legata al DNA nucleare, soprattutto se si trasferiscono prima quelli non portatori, si riduce pure la trasmissione della patologia ai discendenti.

Restare indiscussa, ovviamente, la libertà dei potenziali genitori di scegliere se procreare in modo naturale o artificiale.



Continua a leggere

Ultime News

Mostra una reazione

Controlla la tua e-mail per un collegamento per attivare il tuo account.

  • Luigi Quercetti
    published this page in News 2023-11-06 17:29:12 +0100