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Rinnovabili: siamo sulla buona strada ma servono investimenti e regole

di Michele Governatori

Un utile articolo di Luca Pagni su Repubblica del 23 luglio evidenzia i risultati record delle fonti rinnovabili per la
produzione elettrica in Europa nel primo semestre dell’anno, che attestano sia l’Italia sia l’Unione
(naturalmente con molte differenze tra Paesi) a una penetrazione di circa il 40%.
Si tratta di numeri in parte aiutati dalla crisi, perché quando i consumi ristagnano o si abbassano la quota di
produzione rinnovabile cresce (solare e eolico funzionano ogni volta che c’è disponibilità, mentre le centrali
fossili quando non servono a coprire la domanda o a stabilizzare la rete vengono spente).
Ma qual è il trend più in generale? Se guardiamo all’Italia, gli investimenti in rinnovabili oggi sono
nettamente inferiori a quelli necessari per gli obiettivi nazionali nell’ambito del quadro UE, che prevedono
al 2030 per noi una produzione elettrica rinnovabile di oltre il 50% e una riduzione di emissioni-serra di un
terzo rispetto al 1990. Il rischio è quindi che quando l’economia e i consumi ripartiranno – e per gli stessi
obiettivi citati i consumi elettrici dovranno aumentare la propria quota rispetto a quelli di altre forme di
energia – la penetrazione delle rinnovabili si riduca sensibilmente, anche a causa della senescenza degli
impianti oggi in funzione (anche le rinnovabili invecchiano).
Perché gli investimenti arrancano in Italia? La risposta è soprattutto nella governance complessa e
restrittiva delle autorizzazioni e nell’inefficienza della burocrazia. Sotto l’aspetto dei costi, invece, i segnali
sono incerti: da un lato fotovoltaico eolico e geotermico sono sempre più economici, dall’altro i costi dei
combustibili fossili si sono anch’essi abbassati rendendo più competitive le fonti convenzionali, che in più –
in Italia e nel mondo – si avvantaggiano di un sistema di incentivi fiscali che secondo il Catalogo dei sussidi
dannosi e favorevoli all’ambiente del MATTM superano per l’Italia quelli vantaggiosi.
La conclusione? La penetrazione delle rinnovabili in era Covid è un dato significativo ma effimero se gli
investimenti in nuova capacità di generazione rinnovabile non ripartono. Perché ciò avvenga servono
riforme della governance autorizzativa e della pubblica amministrazione per renderle più efficienti, ma
anche una riforma fiscale “green” che approfitti dei prezzi bassi delle fonti fossili e delle risorse disponibili
dal piano di aiuti UE per disintossicarci dai sussidi alle fossili garantendo nel contempo una prospettiva ai
settori che ne saranno colpiti, per esempio con piani di riconversione dei cicli produttivi. E’ una sfida
enorme, che ha bisogno di tutti gli strumenti disponibili, e da cui dipende la capacità di Italia e Europa di
restare leader di innovazione e di bellezza.

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