Giordano Masini
Insomma, alla fine l’Italia si sta lanciando in un grande piano di nazionalizzazzioni.
Ilva, Alitalia, Autostrade per l’Italia, grandi aziende private vengono acquisite dallo Stato a suon di miliardi: tre miliardi ad esempio per Alitalia, mentre non sappiamo ancora il prezzo delle autostrade. Sappiamo però che il titolo di Atlantia, la società venditrice, ha fatto un balzo in borsa di circa il 25%, un quarto del suo valore, quindi un pessimo affare non dovrebbe comunque essere stato per i Benetton pur facendo la tara di qualsiasi irrazionalità dei mercati finanziari.
Per carità, tutto legittimo, sempre che ci si ricordi che le nazionalizzazioni non si fanno solo con l’ideologia, ma anche con i soldi (i nostri, che potrebbero, a seconda delle priorità, servire ad altro): ad esempio, la precedente grande campagna di nazionalizzazioni (e sui risultati sorvoliamo per carità di patria) è avvenuta negli anni ‘60, nel pieno di un’epoca che oggi ricordiamo come “boom economico”.
Per cui, al netto della retorica stracciona da Italietta in fez e orbace che accompagna questa grande campagna di acquisizioni pubbliche, dovremmo tenere a mente che mentre spendiamo miliardi in nazionalizzazioni, chiediamo insistentemente il sostegno economico dell’Europa (e quindi dei contribuenti di altri paesi) per far fronte alle conseguenze di una crisi che molti hanno paragonato a una guerra mondiale.
Difficile immaginare che non si sappia in giro come stiamo già spendendo soldi che ancora non abbiamo. In bocca al lupo (a noi).