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Massimo sforzo per aumentare i posti nelle terapie intensive, ma ascoltare anche la voce di chi ci lavora tutti i giorni

di Massimo Bulkaen

Nei giorni scorsi è stato diffuso un documento dal sito della Società Italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) con cui il Coordinamento delle terapie intensive della Regione Lombardia, al centro della emergenza sanitaria relativa al COVID19,  ha lanciato un allarme segnalando che “può rendersi necessario porre un limite di età all’ingresso in terapia intensiva (…) si tratta di riservare risorse che potrebbero essere scarsissime a chi ha  più probabilità di sopravvivenza e può avere più anni di vita salvata”.
Il documento è, di fatto, un avviso pubblico sul rischio che stiamo correndo, quello di trovarci di fronte a un bivio a causa dell’utilizzo di tutte le risorse intensive a disposizione: individuare un criterio di “ingresso” nelle terapie intensive, quale quello ipotizzato dal Coordinamento lombardo, oppure utilizzare il criterio  “first come, first served”, che inevitabilmente porterebbe a non poter adeguatamente curare i pazienti che arrivano “dopo” in ospedale.
La proposta di chi ogni giorno lavora nelle terapie intensive è da valutare attentamente, ed è connotata da un alto senso di responsabilità. Va ricordato che il Coordinamento delle terapie intensive ha contribuito all’individuazione delle misure attualmente in vigore nel Paese per rallentare e diluire i contagi e segnala “l’emergenza posti”, fin dall’inizio della crisi, alle autorità.
L’Ordine nazionale dei medici ha derubricato il documento degli anestesisti e rianimatori a mero “grido di dolore” e ribadito la sua contrarietà in quanto “i pazienti sono tutti uguali”.
Correttamente anestesisti – rianimatori sottolineano che il documento “si richiama alla necessità di valutare meticolosamente quei principi di appropriatezza e proporzionalità che sono alla base della professione medica”. Chiediamo di considerare con la massima attenzione la proposta degli anestesisti-rianimatori, volta a governare l’emergenza in corso, e li ringraziamo per il loro prezioso lavoro. Cosi come ringraziamo la presa di posizione pubblica del Prof.Pesenti anestesista -rianimatore e Direttore della Unità di crisi della Regione Lombardia che con la sua intervista al Corriere della Sera ha reso più chiara la responsabilità non solo di chi deve prendere le decisioni in questa emergenza sanitaria ma anche la responsabilità dei singoli cittadini che con il loro comportamento possono difendere la salute degli altri limitando la propria libertà di spostamento in queste settimane.

Massimo Bulckaen +Europa

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