di Yuri Guaiana
Oggi la Commissione europea ha presentato la sua prima strategia LGBTI
La strategia intende combattere la persistente discriminazione e la disuguaglianza vissuta da persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersex (LGBTI) e si basa sui risultati conseguiti con la lista di azioni per promuovere l'uguaglianza LGBTI (2015-19).
La Commissione Europea si è finalmente dotata di una serie completa di azioni, tra cui proposte legislative, per svolgere un ruolo più incisivo nella difesa e nella promozione dei diritti LGBTI.
Si tratta di un significativo passo avanti per i diritti umani delle persone LGBTI compiuto in un momento cruciale in cui alcuni Stati membri dell’UE si esprimono sempre più apertamente contro i diritti LGBTI.
Affrontare la discriminazione, garantire la sicurezza delle persone LGBTI e costruire società più inclusive sono le tre principali aree d’intervento all’interno dell’UE contenute nella strategia.
Ma la Commissione Europea si impegna anche a guidare gli sforzi internazionali per garantire i diritti umani delle persone LGBTI nel mondo.
La strategia propone, tra l'altro, di estendere l'elenco dei reati dell'Ue ai crimini d'odio, compreso l'incitamento all'odio omofobico, e di presentare una normativa sul riconoscimento reciproco della genitorialità in situazioni transfrontaliere.
Inoltre si riconosce la dannosità di pratiche come gli interventi chirurgici cosmetici, non salva-vita e non consensuali su neonati e adolescenti intersessuali e come la la medicalizzazione forzata di persone trans e le cosiddette «terapie riparative». La Commissione promuoverà lo scambio di buone pratiche tra gli Stati membri per porre fine a tali pratiche.
La Commissione s’impegna anche a presentare una normativa per accrescere il ruolo degli Istituti di Parità entro il 2022 e a monitorare l’uso dei fondi UE.
La Commissaria all’eguaglianza Dalli ha chiaramente invitato gli stati membri a sviluppare la loro strategia LGBTI offrendo il sostegno della Commissione europea. Ricordo che l’Italia non ha una strategia LGBTI dal 2015. Ora non ci sono più scuse. L’Italia deve vararne una nuova prendendo esempio dalla Commissione europea.