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L’opzione donna è discriminatoria e incostituzionale

Di Ilaria Donatio

Il balletto del governo - un passo avanti e due indietro - prosegue senza sosta.

L’ennesima retromarcia annunciata riguarda “Opzione Donna” che disciplina la pensione anticipata da parte delle donne.

Il testo originario - ad oggi riscritto già diverse volte dal governo per via delle numerose critiche ricevute da più parti - prevedeva una clausola per poter andare in pensione a un’età variabile a seconda del numero dei figli: a 58 anni con due figli, a 59 con uno e a 60 con zero.

Possibile che nella stesura del testo originario nessuno tra i tecnici a disposizione dell’esecutivo abbia eccepito ciò che è evidente a tutti? E cioè che si tratta una norma che attribuisce un valore maggiore alle donne che hanno procreato rispetto alle altre è palesemente discriminatoria e dunque incostituzionale.

Intanto, le riunioni informali proseguono, e l’ultima versione di “Opzione Donna” limiterebbe la possibilità di andare in pensione in anticipo a tre sole categorie di lavoratrici: caregiver, invalide almeno al 75% e licenziate o dipendenti di aziende in crisi.

Ma resta ancora in bilico la questione dei figli: perché - abbiamo capito ormai bene - per questo governo le donne non sono cittadine ma, come in The Handmaid's Tale - la famosa serie ispirata al romanzo distopico "Il racconto dell'ancella” - ancelle votate alla procreazione.

Con buona pace dell’articolo 3 della Costituzione e del principio di uguaglianza di fronte alla legge.

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  • Pasquale Di Pace
    published this page in News 2022-12-01 16:54:14 +0100