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Il messaggio del mondo a Putin

Di Giordano Masini

Stiamo provando a infliggere alla Russia le conseguenze di una guerra mondiale senza sparare un colpo. Se questo tentativo avrà successo potremo dire di aver compiuto una rivoluzione copernicana nell’idea stessa di guerra, anche perché vorrà dire che l’Europa, l’Occidente e il mondo intero avranno avuto il coraggio di affrontare e sostenere a loro volta le conseguenze economiche di una guerra mondiale, che per forza di cose non possono interessare un solo paese. Se la Russia dovesse, come è possibile, fare default, l’onda d’urto si propagherebbe ovunque, come si è propagata l’onda d’urto della crisi dei subprime. Già ora l’inflazione (e l’aspettativa dell’inflazione che verrà) sta tirando in alto i prezzi di tutto, e siamo solo all’inizio.

Qualcuno si ricorda che le rivolte che poi hanno preso il nome di “primavere arabe” sono nate da una contrazione dell’offerta di grano conseguente ad alcune annate particolarmente siccitose in Russia a cui era seguita un’impennata dei prezzi del pane in paesi, come quelli del Maghreb, totalmente dipendenti dall’importazione di cereali? Immaginiamo un pianeta che deve fare a meno, da oggi a domani, dell’intera produzione del secondo paese esportatore netto di cereali dopo l’Unione Europea (la Russia) e del sesto (l’Ucraina). E non c’è neanche bisogno di un’intenzionale chiusura dei rubinetti, come per il gas, basta la guerra che blocca i porti del Mar Nero, bastano le grandi portarinfuse che non caricano più in Russia, bastano le aspettative di scenari del genere per generare e alimentare profezie che si autoavverano. Ed è solo uno dei tanti esempi, senza nemmeno arrivare a parlare di energia.

Gli scenari che abbiamo davanti, come quelli che accompagnano e seguono una vera guerra mondiale, sono imprevedibili e legati da fattori di interdipendenza che nel mondo contemporaneo dobbiamo necessariamente ancora indagare, e c’è anche da sperare che riusciremo a continuare a sottrarci, nelle settimane e nei mesi a venire, all’onere dell’intervento armato. Il voto di oggi alle Nazioni Unite, con solo quattro stati-canaglia (Bielorussia, Eritrea, Siria e Corea Del Nord) che hanno votato contro la condanna dello stato-più-canaglia-di-tutti, la Russia, sembra raccontare un mondo che ha capito la portata della minaccia di Putin, e che se ne vuole liberare al più presto. Speriamo che funzioni, e che anche la Russia riceva il messaggio forte e chiaro.

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  • Pasquale Di Pace
    published this page in News 2022-03-03 16:45:37 +0100