Di Eugenia Aguilar & Marina Rallo
Regolarmente le donne in tutto il mondo subiscono violazioni dei loro diritti umani.
Queste violazioni possono avvenire in ogni fase della vita di una donna: da partorienti tramite violenza ostetrica, da bambine tramite mutilazioni genitali, da casalinghe tramite il ricatto economico, da lavoratrici a causa delle disparità di salario.
E questi sono solo pochissimi, lampanti, esempi.
La realtà delle donne muta in base al luogo di nascita, al colore della pelle, all’orientamento sessuale, all’identità di genere: così come per tutti gli esseri umani.
Se vogliamo tutelare i diritti delle donne, dal momento che i diritti delle donne sono diritti umani, le Istituzioni non possono non tenere conto di tutte le caratteristiche (povertà, difficoltà lavorative, salute, malattie, maternità ecc.) che riguardano la figura femminile e soprattutto non possono escludere le donne dai luoghi decisionali.
Oggi, 10 dicembre, festeggiamo la Giornata Internazionale per i Diritti Umani.
Era il 1948 quando fu adottata la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo che, tra le altre cose, ha proclamato la parità di diritti delle donne e degli uomini al raggiungimento dei diritti della Dichiarazione stessa.
Nella stesura della Dichiarazione si è discusso molto sull'uso del termine "tutti gli uomini" piuttosto che un termine neutro rispetto al genere ed infatti oggi si fa riferimento a termini come: "tutti gli esseri umani" e "tutti".
Solo in questo modo si elimineranno le discriminazioni per raggiungere l’uguaglianza di genere. Non tener conto delle differenze di genere è il peggior metodo da attuare nella ricerca dell'uguaglianza. Eppure, la rappresentanza femminile nei luoghi decisionali continua ad essere irrisoria.
Ricercare uguaglianza non significa ottenere equità. Per ottenere lo stesso risultato a condizioni di partenza eterogenee devono corrispondere risposte diverse. Non solo i Governi, ma anche le autorità locali, le organizzazioni non governative e le pubbliche amministrazioni di tutti i livelli devono, prima di tutto, prendere coscienza dell'esistenza delle differenze di genere che caratterizzano uomini e donne. Bisogna attrezzarsi per garantire parità di accesso e parità di trattamento a donne e uomini nel campo dell'istruzione e dell'assistenza sanitaria, nonché migliorare la salute sessuale e riproduttiva delle donne, così come l'istruzione.
La Dichiarazione di Pechino del 1995 (anche nota come Conferenza Mondiale sulle Donne) è un altro atto fondamentale non solo per tutelare diritti delle donne (e quindi i diritti umani) a livello internazionale ma soprattutto per fondare la società su nuovi parametri economici e sociali: il documento infatti stabilisce che attraverso obiettivi e azioni strategiche è possibile risolvere numerosi problemi che gravano sulle spalle della comunità internazionale.
D'altra parte, è riconosciuto che una crescita economica più equa e più forte si basa nel contesto dello sviluppo sostenibile, a sua volta una condizione necessaria per sostenere la crescita e la giustizia sociale.
Le donne rappresentano la metà della popolazione mondiale ma, nonostante ciò, la protezione di questa parte della società è stata per troppo tempo trascurata. Come si può pensare a uno sviluppo della società senza pensare a metà della popolazione?
Proteggere le donne significa non solo proteggere i diritti umani, ma anche intervenire per creare le basi di un modo più pacifico. L'attenzione ai diritti delle donne diventa quindi non solo un ideale da perseguire ma un obiettivo intelligente per lo sviluppo economico dei singoli paesi e un obiettivo fondamentale per la ricerca di una leale collaborazione tra gli Stati e all'interno dei singoli Paesi.
Tutt’oggi le Nazioni Unite ribadiscono il ruolo centrale della parità di genere come obiettivo necessario per lo sviluppo sostenibile : “Eliminare le forme di violenza e discriminazione a danno delle donne, incluse le pratiche tradizionali lesive come i matrimoni precoci e le mutilazioni genitali femminili. Assicurare l'equità di genere nell'accesso al mondo del lavoro e alla rappresentanza politica.” Questi gli obiettivi per l’agenda 2030.
Ciononostate ad oggi solo 3 su 16 direttori delle agenzie specializzate delle Nazioni Unite sono donne. Finché non cambieremo approccio, fino a quando non includeremo le donne nei processi decisionali e inizieremo a completare la prospettiva con quella di metà della popolazione, resteremo sempre inchiodati al passato e non saremo in grado di progredire nel raggiungimento dell’uguaglianza sostanziale da tempo enunciata nelle dichiarazioni.