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Finanziamento pubblico ai partiti, 20 anni di violazioni. Le nostre proposte

di Valerio Federico

La vicenda del finanziamento pubblico ai Partiti, previsto dal 1974, è stata segnata sia dall’espressione diretta dei cittadini italiani- chiamati a referendum dal Partito Radicale che dalle resistenze del sistema partitocratico.

Almeno per un ventennio si è legiferato in violazione della volontà popolare.

Complice una Magistratura silente, tranne quella contabile, i Partiti per oltre quarant’anni hanno potuto mantenere enormi e ricche strutture, create chiudendo puntualmente ogni spazio a nuovi attori, e rafforzando le rendite di posizione.

“Passare” da queste strutture divenne l’unica strada possibile per partecipare al processo “democratico”, in realtà partitocratico, o per ottenere spazi per affari, potere e lavoro, nella società italiana.

Recentemente sono stati fatti passi avanti in termini di controllo, trasparenza e riduzione di prelievi obbligatori dalle tasche degli italiani, ma la strada per chi non ha o non cerca eletti è ancora chiusa.

  • Nel 1993 i Radicali vincono dunque insieme al popolo italiano un referendum, sostanzialmente contro tutti gli altri Partiti, per abolire il finanziamento pubblico. Il 90% si espresse a favore e il quorum fu superato.
  • Nel 1997 il Parlamento prevede che ciascun contribuente possa destinare una quota pari al 4 per mille dell’imposta sul reddito al finanziamento dei Partiti, senza poter indicare a quale partito.
  • Nel 1999 viene introdotto un rimborso per tutti i passaggi elettorali che però rimborso non è, non corrispondendo alle spese sostenute. La Corte dei Conti definì “fuorviante” chiamarli rimborsi.
  • Nel 2002 il fondo per i partiti rappresentati in Parlamento passa da 200 milioni a 500 milioni di euro.
  • Nel 2006l’erogazione viene prevista per tutti e cinque gli anni di legislatura indipendentemente dalla durata effettiva. Laumento è esponenziale: con lo scioglimento anticipato delle Camere infatti i partiti iniziano a percepire il doppio dei fondi introitando contemporaneamente le quote della legislatura chiusa anticipatamente e di quella in corso.
  • A titolo esemplificativo, nel solo 2008 sono stati distribuiti direttamente ai partiti 287 milioni di euro.
  • Nel dicembre 2013 viene introdotto il sistema del 2X1000 e previsto il superamento graduale della precedente modalità di finanziamento pubblico - quella tramite rimborso per voto - entro il 2017.
  • Almeno 2 miliardi e mezzo di Euro sono stati dati ai partiti contro la volontà popolare.
  • Quelle del 2018 sono le prime elezioni senza che i Partiti possano disporre delle “vecchie” forme di finanziamento pubblico.

La volontà popolare non è stata dunque rispettata da leggi che hanno puntualmente aggirato l’esito referendario.

Nel dicembre del 2013 la Corte dei Conti del Lazio ha sollevato, in via incidentale, la questione di legittimità costituzionale di tutte le norme sul finanziamento pubblico approvate dopo il referendum radicale del ’93. Il procuratore della Corte De Dominicis scrisse che in 20 annitutte le disposizioni che hanno seguito il referendum del 93’ erano da considerarsi apertamente elusive e manipolative del risultato referendario”. Lo Stato ha dunque manipolato il risultato non rispettando la volontà popolare di abolire quelle modalità di finanziamento pubblico ai Partiti.

Giovedì 3 ottobre 2019, a Milano, la consigliera della Corte dei Conti Luisa De Petris ha confermato la lettura dell’ex collega.

La vicenda italiana del finanziamento pubblico ai partiti si è susseguita dunque nella persistente violazione dello Stato di Diritto.

L'ispirazione dell’attuale normativa - sistema del 2X1000 (D.L. 149/2013) - è contraria a favorire lo sviluppo (i) di qualunque realtà politica nuova, (ii) di qualunque realtà politica che incentri la sua attività in ambiti diversi da quello esclusivamente elettorale. Eppure i movimenti politici possono svolgere attività politica di grande ricchezza anche non disponendo di alcuno dei requisiti previsti dalla legge, movimenti o gruppi magari attivi nell’utilizzo degli strumenti di iniziativa popolare e che dovrebbero poter contare sul 2X1000 indipendentemente dal fatto che la loro attività politica comprenda o meno quella elettorale e, nel caso, indipendentemente dai risultati acquisiti.

L'articolo 49 della Costituzione Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”, ci dice che nella nostra Democrazia il passaggio elettorale è un momento politico importante, ma non è certo l'unico.

Per di più le libere associazioni, partiti, movimenti o gruppi politici, nella fase nascente hanno necessità di contribuzioni finanziarie ben più che le forze da tempo esistenti e affermate ed oggi è difficile che queste abbiano i requisiti richiesti per accedere ai benefici.

Escludere dalla contribuzione finanziaria chi fa politica non elettorale o che, pur facendone, non ha ancora conseguito risultati, è obiettivamente discriminatorio.

PROPOSTE:

  • Riformare il sistema del 2X1000 allo scopo di comprendere tra i beneficiari – anche della detraibilità al 26% delle donazioni private - partiti e movimenti politici non presenti in Parlamento indipendentemente dalla scelta di presentarsi o meno alle elezioni. Prevedere a questo fine un'iniziativa che contesti su base sia politica che giudiziaria i criteri di finanziamento dei soggetti politici, discriminatori e conservativi dello status quo.

Negli ultimi anni i contributi degli eletti - insieme alle risorse a disposizione dei Gruppi (che oggi ricevono 3 volte quanto il 2X1000 garantisce ai partiti) - sono via via diventati una fonte irrinunciabile per i grandi Partiti. Nella conseguente straordinaria difficoltà, per chi non ha eletti, di poter competere, che le donazioni detraibili e il 2X1000 siano riservate solo ai partiti già presenti in Parlamento, costituisce una irragionevole limitazione danno anche di potenziali nuovi entranti, alla possibilità di raccogliere fondi e quindi di partecipare alla vita politica ed eventualmente concorrere alle elezioni.

  • Prevedere una massiccia pubblicità, a carico dello Stato, dello strumento 2x1000, ovviamente neutra, che permetta a tutti i cittadini di conoscere questa opportunità.
  • Prevedere servizi gratuiti, a carico dello Stato, per i cittadini che liberamente si associano in partiti o organizzazioni politiche, non necessariamente elettorali.
  • Prevedere un Testo Unico sul finanziamento ai partiti. Oggi vi sono 13 leggi che contemporaneamente regolano il tema.
  • Attivare riforme che accrescano i diritti politici dei cittadini: (1) Prevedere informazione politica paritetica tra partiti e non proporzionale ai risultati elettorali. (2) Intervenire sulla praticabilità della democrazia rappresentativa modificando le modalità di raccolta firme per scongiurare arbitrarie esclusioni di movimenti politici (3) Semplificare e digitalizzare le procedure di sottoscrizione e vidimazione dei quesiti referendari e degli altri strumenti di democrazia partecipativa, sia a livello locale sia sul piano nazionale che europeo (4) Sventare ogni tentativo di introdurre il principio del vincolo di mandato per i rappresentanti eletti al fine di evitare di assoggettarli completamente ai partiti (5) Promuovere la conoscenza dei dati e delle informazioni dell’attività delle pubbliche amministrazioni, comprese le valutazioni e le misurazioni della qualità dei servizi pubblici erogati e delle norme regionali e nazionali, come prerequisito per l’esercizio della democrazia.

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