di Andrea Mazziotti
Ieri in commissione, il relatore Dara (Lega) ha depositato il testo base della proposta di legge della maggioranza sulla controriforma in materia di orari dei negozi (il testo lo trovate qui ).
È anche peggio di quel che si potesse immaginare.
La proposta giallo-verde prevede l’obbligo di chiusura domenicale 26 domeniche su 52 e in 8 delle 12 festività ufficiali: 34 giorni di chiusura su 365. E ripristina le chiusure serali: sarà una strage di posti di lavoro: la stima conservativa è intorno a 40.000. E ovviamente ci sarà un crollo del fatturato. Qui la stima di alcune associazioni di settore è sui 6 miliardi di euro.
Vengono poi ripristinati i poteri sugli orari delle amministrazioni locali, con il risultato che assisteremo a favori, controfavori, clientele, pressioni di lobby locali, ecc., come avveniva in passato.
Anche le eccezioni sono assurde: sono esentati i centri storici, il che significa che nei week end avremo periferie desertificate perché tutti andranno in centro a fare shopping. Scompare invece qualsiasi riferimento alle località turistiche, che persino nel regime anti-liberalizzazione godevano di esenzioni.
Ma vi sono anche nuove esenzioni “misteriose”. Ad esempio, l’obbligo di chiusura non si applicherà agli autosaloni. Qualcuno dovrà spiegare perché di domenica si può comprare un’auto ma non un pc.
Più in generale, visto che nel testo si proclama pomposamente che la finalità della legge è di garantire il riposo settimanale dei lavoratori previsto dalla Costituzione, qualcuno dovrà spiegare perché questo diritto vale per chi lavora in un centro commerciale e non per chi lavora, ad esempio, in uno dei predetti autosaloni…
Ultimo tema: l’e-commerce. Tutte le associazioni di categoria hanno sottolineato che la proposta avvantaggerà le piattaforme di vendita online. Sia i leghisti che i grillini hanno detto che risolveranno il problema vietando le consegne nel week end… A parte l’assurdità della proposta, di questa disposizione nel testo non c’è traccia.
In sintesi: un altro assurdo passo verso la recessione. Se la legge dovesse passare, proporrò a +Europa di presentare subito una proposta di referendum abrogativo, perché sono certo che la maggioranza degli italiani ci darebbe ragione.