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Ecco come la Cina usa il Coronavirus per reprimere il dissenso a Hong Kong

Di Yuri Guaiana

Pechino, che tanto va di moda qui in Italia, e l’amministrazione filo-cinese di Hong Kong stanno usando la pandemia per reprimere il dissenso e il crescente movimento a favore della democrazia nella regione amministrativa speciale della Cina.

Il 18 aprile, alcuni leader del movimento democratico di Hong Kong – tra cui Martin Lee e Chung-kai Sin, membri individuali di Liberal International (LI), il primo, e del Council of Asian Liberals and Democrats (CALD), entrambi – sono stati arrestati con l'accusa di aver partecipato all'organizzazione di assemblee «illegali» il 18 agosto, il 1° ottobre e il 20 ottobre dello scorso anno.

Tra gli arrestati, cera anche Lee Cheuk Yan, il quale ha detto al Guardian che questi arresti avrebbero visto la gente «riversarsi in strada per protestare» in tempi normali, ma non durante la pandemia, poiché gli abitanti di Hong Kong sono attenti a non diffondere il contagio. «Quindi si sta sfruttando la pandemia» per inasprire la repressione del movimento democratico. «Si tratta di un'opportunità d'oro per loro».

Quelli del 18 aprile sono gli ultimi di una lunga serie di arresti e altri atti delle autorità visti come intrusioni allarmanti nell'autonomia di Hong Kong – garantita dalla Legge Fondamentale per cui il governo cinese non può «interferire negli affari che la regione amministrativa speciale di Hong Kong amministra da sola» – e in vista delle elezioni di settembre.

Attualmente, chi viene condannato a una pena detentiva superiore a tre mesi, non può essere candidato, quindi gli arresti di sabato potrebbero essere anche visti come atti intimidatori volti a garantire che i candidati pro-Pechino vincano la maggioranza alle elezioni del Consiglio legislativo, come ha detto Lee Cheuk Yan al Guardian.

Va ricordato che il capo dell’esecutivo è selezionato da un comitato elettorale di 1.200 membri, mentre il Consiglio legislativo è un corpo semi-democratico che comprende 70 membri, 35 dei quali eletti direttamente dai cittadini, con sistema proporzionale, in cinque circoscrizioni, mentre gli altri 35 sono eletti indirettamente attraverso collegi professionali. Ricorda qualcosa?

In una dichiarazione congiunta Liberal International (LI), Friedrich Naumann Foundation for Freedom (FNF), la Fondazione liberale tedesca, il Council of Asian Liberals and Democrats (CALD) e ALDE, il partito dei liberali europei di cui +Europa è membro, affermano che questi arresti non sono altro che «una persecuzione politica a sangue freddo e un attacco diretto alle libertà fondamentali di parola e di riunione, che l'amministrazione di Hong Kong si è impegnata a sostenere».

Le persone arrestate, va sottolineato, non hanno fatto altro che esprimere liberamente le loro opinione riguardante gli emendamenti alla legge sull’estradizione, che consentirebbero la possibilità di estradare nella Cina continentale tutte le persone accusate di reati gravi (ovvero di crimini punibili con una pena superiore ai sette anni di detenzione) e l'attuazione della Legge fondamentale. Non hanno incitato alla violenza né chiesto il rovesciamento illegale dell'attuale amministrazione. Hanno semplicemente esercitato il loro diritto a un dissenso responsabile e legittimo contro quegli emendamenti che, semplificando la consegna di indagati dall’ex colonia britannica alla Cina continentale, rappresentano una pericolosissima minaccia per le libertà civili finora garantite a Hong Kong.

+Europa si unisce alle seguenti richieste di LI, FNF, CALD e ALDE all'amministrazione di Hong Kong:

  • porre fine alle persecuzioni politiche ai danni del movimento democratico facendo cadere tutte le accuse contro gli arrestati e cessando di commettere ulteriori atti intimidatori;
  • dare ascolto alle cinque richieste del movimento democratico di Hong Kong, vale a dire il ritiro degli emendamenti alla legge sull’estradizione, un'indagine sulla condotta della polizia, il rilascio di tutti i manifestanti arrestati, una ritrattazione della definizione ufficiale delle proteste come "sommosse" e le dimissioni del capo dell’esecutivo, Carrie Lam, insieme all'introduzione del suffragio universale per l'elezione del Consiglio legislativo e del capo dell’esecutivo.

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