di Yuri Guaiana
Cosa sta succedendo in Polonia a 40 anni dal grande sciopero di Danzica che gettò le basi per la nascita di Solidarno???
Per capirlo meglio sono volato a Varsavia grazie all’European Liberal Forum e a Projekt: Polska che hanno riunito alcuni liberali europei per discutere di come fermare i discorsi d’odio.
Per quanto incredibile possa sembrare uno Stato membro dell’Unione Europea ha permesso che la polizia attaccasse brutalmente una pacifica manifestazione LGBTI, arrestasse 48 persone ostacolando il loro accesso all’assistenza medica (necessaria per via delle brutali modalità dell’arresto) e legale e ha consentito che a un’attivista non-binaria fossero dati due mesi di carcerazione preventiva da scontare in una prigione maschile, pur utilizzando pronomi femminili.
Questo è quello in cui si è trasformata la Polonia sotto il governo del Partito Legge e Giustizia (Pis) che ha da poco rieletto il presidente Duda in una campagna elettorale caratterizzata da vari episodi di omofobia e addirittura di antisemitismo.
Ma andiamo con ordine: da tempo, ormai, il Pis ha deciso di attaccare i diritti sessuali e riproduttivi delle donne e i diritti delle persone LGBTI per accrescere il proprio consenso elettorale: sono stati molteplici i tentativi di vietare il diritto all’aborto, per alcuni politici polacchi le persone LGBTI sono "nemiche dello Stato”, le aggressioni ai pride sono in aumento e circa 100 comuni della Polonia si sono auto-dichiarati "zona libere da LGBT”.
In questo contesto, Andrzej Duda, durante la campagna elettorale ha ridotto le persone LGBTI a un’ideologia, considerata !ancora più distruttiva di quella del comunismo”, mentre il 27 luglio la Polonia ha avviato la procedura di dissociazione dalla Convenzione d’Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.
Ma non solo, la televisione pubblica, pagata con le tasse di tutti i cittadini e che dovrebbe essere imparziale, ha attaccato il concorrente di Duda, il sindaco di Varsavia Rafa? Trzaskowski, domandandosi se non avesse “ceduto alle richieste degli ebrei”, in riferimento alla delicata questione della restituzione delle proprietà ebraiche.
Sede di una delle più grandi comunità ebraiche del mondo prima della seconda guerra mondiale, la Polonia è l'unico paese dell'Unione Europea che non ha legiferato sulla restituzione delle proprietà ai proprietari ebrei prima della guerra o ai loro discendenti, nonostante le pressioni degli Stati Uniti.
L’American Jewish Committee dell’Europa Centrale ha fortemente criticato l’uso di “tropi antisemiti” da parte della TV pubblica polacca, che ha anche tentato di collegare Trzaskowski a George Soros, odiatissimo da molti nazionalisti in tutto il mondo, domandandosi "che interessi rappresenterebbe Trzaskowski se vincesse le elezioni? Quelli dei polacchi o di una potente lobby straniera?”.
In reazione a questo clima, il collettivo radicale, queer, femminista Stop Bzudrom ha decorato vari monumenti di Varsavia, incluso il Cristo portacroce (icona del martirio di Varsavia per l’occupazione nazista), con bandiere arcobaleno. Questo ha portato a un’accusa di blasfemia che, secondo l’articolo 196 del codice penale polacco, è un reato. Accusa singolare non capendosi come una bandiera arcobaleno possa essere considerata offensiva.
Già prima, l’attivista non-binaria Margot Szutowicz era stata accusata di aver causato danni, per circa 1500€, a un furgone dell’organizzazione Pro Prawo do ?ycia che, da oltre un anno, diffondeva messaggi omofobi a Varsavia.
Per questo sono stati comminati a Margot due mesi di carcerazione preventiva. Una misura eccessiva, non comminata nemmeno a persone accusate di reati ben più gravi, e assurda visto che Margot si era presentata volontariamente alla polizia nel corso della manifestazione per contestare queste misure, il 7 agosto.
È stato proprio in quest’occasione che la polizia ha agito con la brutalità già ricordata. Quel che è degno di nota è che Margot sia stata arrestata da agenti in borghese, un’operazione che sembra fatta apposta per aumentare il senso d’insicurezza delle persone LGBTI e che, secondo alcuni attivisti, il rettore dell’università di Varsavia si sia rifiutato di accogliere la richiesta di un professore di lasciar entrare i manifestanti nei locali dell’ateneo per proteggerli, mettendo così in chiaro che neanche le università possono più essere considerate spazi in cui le persone LGBTI sono ben accolte.
E proprio tra l’Università di Varsavia e l’Accademia delle Belle Arti, qualche giorno dopo, degli attivisti LGBTI hanno disegnato un arcobaleno prima che la manifestazione nazionalista di estrema destra Stop agresji Lgbt (Stop all’aggressione Lgbt) si tenesse, proprio davanti all’Università, tra insulti omofobi e bandiere arcobaleno bruciate e calpestate.
Cosa possiamo fare noi liberali per sostenere i diritti umani di tutte e tutti in Polonia?
Innanzitutto rivendicare la libertà d’espressione come un cruciale valore liberale, oltre che un diritto umano fondamentale e combattere le leggi contro la blasfemia non solo in Polonia.
Inoltre dobbiamo creare coalizioni transnazionali e con la società civile per fare campagne a favore dei diritti umani e dello Stato di Diritto.
Ma non solo: i Paesi europei che fanno strame dei diritti umani in questo modo devono poter essere sanzionati dall’Unione Europea che deve condizionare i fondi al rispetto dei diritti umani e dello Stato di Diritto.
Da troppi anni si attende una direttiva europea che protegga le persone Lgbti in tutta Europa, è arrivato il momento che l’UE colmi questa lacuna.
E l’Italia?
Noi di Più Europa ci associazioni alla richiesta della società civile fatta con una lettera aperta e una petizione al governo italiano affinché intraprenda i passi diplomatici necessari per
- chiedere alle autorità polacche di liberare immediatamente Margot Szustowicz;
- inviare un segnale forte al governo polacco che per l’Italia le detenzioni arbitrarie e la brutalità della polizia sono inaccettabili;
- sollecitare le autorità polacche a rispettare i diritti umani delle persone LGBTI.