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Dagli ucraini agli oppositori russi: la croce che porta chi è nel mirino di Putin

di Giordano Masini

La scelta di far portare la Croce, durante la Via Crucis, a una donna russa e a una donna ucraina non è una scelta sbagliata, a condizione che le si attribuisca l’unico valore simbolico possibile, ovvero che oggi sia gli ucraini che i russi (e anche i bielorussi) sono vittime dello stesso regime assassino di Putin, e sia gli ucraini che i russi meritano la Resurrezione di domani, come meritano la Liberazione che celebreremo il 25 aprile.

Ci sono i russi che resistono, più o meno silenziosamente, più o meno coraggiosamente, che portano la Croce con più o meno comprensibile rassegnazione, e noi non dovremmo dimenticarli ma anzi essere con loro, contro Putin, come siamo con il popolo aggredito e massacrato dell’Ucraina. 

Dovremmo essere con loro come eravamo coi dissidenti ai tempi dell’Unione Sovietica: se c’è una responsabilità grave che come Occidente dovremmo riconoscere a noi stessi (altro che allargamento della NATO) è quella di non averli mai sostenuti abbastanza nei decenni passati, di averli dimenticati, di non aver mai lavorato davvero per un regime change in Russia proprio mentre Putin finanziava i partiti e i candidati sovranisti in tutti i paesi occidentali, arrivando a essere determinante nella scelta del presidente degli Stati Uniti nel 2016, nella vittoria di una maggioranza filorussa in Italia nel 2018, nell’arrivo al ballottaggio di una sua sostenitrice in due elezioni presidenziali francesi consecutive, l’ultima delle quali si svolgerà proprio domenica prossima.

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  • Luigi Quercetti
    published this page in News 2022-04-16 14:36:12 +0200