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Cara ministra, basta ipotesi fantasiose. È l’ora del “whatever it takes” della scuola

di Michele Governatori e Benedetto Della Vedova
Il mondo dell’istruzione ha reagito con velocità alla crisi approfittando di strumenti tecnologici che nel frattempo per fortuna erano stati approntati (da alcune cattivissime multinazionali) e che solo pochi anni fa non avremmo avuto a disposizione.

Le lezioni online fanno onore ai docenti e ai responsabili scolastici che si sono rapidamente attrezzati, ma sono state rese notevolmente più difficili dalla decisione del ministro Azzolina di dichiarare già a inizio aprile l’abolizione delle bocciature per quest’anno, cosa che ha reso meno credibile il lavoro degli insegnanti in emergenza.

Tra i tanti compiti decisivi della Scuola (soprattutto quella dell’obbligo) ce n’è però uno in particolare che non può essere assolto online. È quello di annullare almeno in classe, per quanto possibile, le segmentazioni sociali e le differenze di accesso agli strumenti della cultura. Il digital divide non è uguale per tutti (per motivi sia di reddito sia di infrastrutture) e non lo sono le possibilità delle famiglie di aiutare il lavoro individuale dei ragazzi. Per questo, soprattutto per gli allievi più in difficoltà la classe è un luogo di crescita e di opportunità anche sociale che lo Stato deve garantire.

La ministra Azzolina deve assumersi le sue responsabilità, smettere di fare in pubblico ipotesi (in)caute e fantasiose e piuttosto dichiarare che lo Stato farà tutto ciò che serve per svolgere appieno almeno nel prossimo anno scolastico questa sua fondamentale funzione. Non troviamo giustificazioni perché la Scuola non meriti il suo “whatever it takes” e persone in grado perseguirlo.

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