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Una regia dell’Unione europea per le emergenze sanitarie

Di Bulckaen e Massari

Di fronte all’emergenza sanitaria, dapprima italiana ma oggi anche europea, serve oggi una “regia” dell’Unione europea, e domani una vera e propria competenza esclusiva prevedendo funzioni, procedure, competenze, mezzi e controlli.

L’Unione oggi ha competenze rivolte solo a “completare” politiche che restano nazionali in materia di emergenze sanitarie (come «la lotta contro i grandi flagelli» menzionata all’art. 168 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea-TFUE).

Sono emersi, in questi giorni concitati, notevoli problemi a seguito delle differenze di strategia attuata dai vari Stati nazione e di alcune evidenti lacune nelle varie iniziative da essi prese. In particolare vanno ricordati:

- le diverse valutazioni in materia di distanziamento e di isolamento sociale, necessari a contenere l’epidemia

- la discrepanza delle notifiche dei decessi e dei malati

- la mancanza di presidi sanitari essenziali come le mascherine, la cui produzione la globalizzazione dei mercati ha affidato ad altre aree del mondo

- la carenza di ventilatori per assistere un numero crescente di pazienti con crisi respiratorie.

Ne scaturiscono alcuni obiettivi prioritari:

- prevedere norme comuni per la notifica dei decessi e la codificazione dei malati, nonché indicazioni comuni per la politica dei tamponi

-  disporre strategie comuni generali per il distanziamento sociale e il contenimento di epidemie e       pandemie, anche differenziate da Paesi e Paesi, da aree ad aree, creando un organismo UE ad hoc

- favorire la distribuzione coordinata di mascherine protettive in numero sufficiente per la popolazione europea, eventualmente da prodursi sul territorio continentale anche con la riconversione di aziende europee

- determinare la produzione coordinata di apparecchi per la ventilazione assistita dei pazienti in crisi respiratoria, in misura adeguata all’attuale emergenza nei vari paesi europei

- individuare procedure regolatorie, rapide nella loro attuazione, per coordinare e finanziare la ricerca ad hoc, anche con lo scopo di produrre farmaci e vaccini durante le epidemie.

È ben possibile, infatti, che questa non sia l’ultima emergenza sanitaria, bensì una delle “epidemie/pandemie” che diverranno sfide sanitarie nel prossimo futuro e a cui solo un’Unione europea federale potrebbe essere in grado di fare adeguatamente fronte con regole comuni per dare risposte più rapide e efficaci ai cittadini, per garantire meglio la salute pubblica.

L’azione politica a premessa di una disciplina finalizzata a quella che nella situazione attuale possa portare ad un’almeno sufficiente “regia” europea in materia di emergenza sanitaria, acquisendo strumenti giuridici e competenze per allargare il confine del “foedus” dell’Unione anche al campo delle emergenze sanitarie, è presente in questo contributo di +Europa, che prende le mosse dall’attuale articolo 168 TFUE.

Significativa e utile la call (chiamata a partecipare) che la Commissione ha aperto, e i cui termini sono scaduti il 18 marzo, a Start up e PMI per progetti «in grado di accelerare il contenimento e la gestione dell’emergenza sanitaria in corso».

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