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Sofagate: buona educazione o politica?

Di Francesco Franco e Martina Scaccabarozzi
La vicenda detta “sofà gate” non è una solo una questione di buona educazione. E’ anche politica. Con il passare del tempo è apparso sempre più chiaramente che la responsabilità dell’accaduto risale ai servizi di cui si avvale Charles Michel (che hanno applicato in modo sommario i Trattati europei facendo fare alle Istituzioni una pessima figura).
 
Infatti dagli Artt 15.6 e 17.1 TUE risulta che per le materie di politica estera non di competenza dell’AR Borrell, la rappresentanza esterna della UE spetta al Presidente del Consiglio europeo (ovvero Charles Michel e non al Presidente della Commissione). Tuttavia si tratta di una limitata eccezione alla regola generale secondo la quale la rappresentanza esterna spetta al Presidente della Commissione. Inoltre dal contesto della riunione di Ankara emerge che l’oggetto dei negoziati con la Turchia non era relativo a materie di politica estera. Quindi il Presidente del Consiglio europeo avrebbe dovuto lasciare il passo al Presidente della Commissione.
 
Il caso diplomatico dell'ottomana mette in luce il mostro politico che è l'Ue. Dal 2009 infatti le istituzioni dell’Unione hanno sviluppato una malformazione: una testa bicefala. E’ positivo constatare che quasi tutta l’opinione pubblica europea ha vissuto come ingiustizia la pretermissione della Presidente della Commissione. I cittadini europei hanno dato più importanza, in termini di rappresentatività alla Commissione, organo senz'altro dotato di maggior legittimazione democratica e popolare rispetto al Consiglio europeo e hanno mostrato sdegno per quanto successo. Se per il futuro i cittadini vogliono evitare queste figure barbine, sono avvisati: la Conferenza per il futuro dell'Europa deve sostenere che a partire dal prossimo dicembre il
presidente della Commissione cumuli su di sé la Presidenza del Consiglio europeo. Questa misura non richiederebbe neppure modifiche ai trattati e toglierebbe la rappresentanza esterna
dell’Unione ad un presidente che non risponde agli elettori (attraverso il Parlamento europeo) ma unicamente a quella piccola cerchia di una ventina di Capi di governo che lo eleggono. Con l’occasione i cittadini inizierebbero a ridurre i poteri di quel “grande frenatore” che è diventato il Consiglio.
 
Il quale è espressione massima di una forma di governo ridondante, poco intelligibile, distante dai cittadini e, soprattutto il cui peso politico è spostato a favore dei meccanismi intergovernativi, Erdogan non c’entra nulla... Sui social Michel lascerebbe intendere che si aspettasse di trovare una terza poltrona, e che per via della delicata situazione non abbia voluto polemizzare. Scusa debole. Le istituzioni europee, compresa quella di cui è a capo, tacciono. Tutto abbastanza avvilente. I cittadini che amano il loro continente e che vogliono cambiarne le istituzioni senza paura e senza cedere al ricatto dei "piccoli passi", delle cose che prima o poi si aggiustano, insieme a Più Europa, facciano sentire la loro voce. L'occasione della Conferenza sul futuro dell'Europa va trasformata in un'opportunità per sottrarsi ai "contentini" calati dall'alto. Sarà
questo il primo messaggio da "portare in piazza"

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