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Scuola, non si parli solo di assunzioni. Usare il MES per gli interventi necessari

di Carmelo Palma

In tutti i provvedimenti approvati dopo l’emergenza Covid, per la scuola italiana sono stati previsti complessivamente meno di due miliardi, a fronte dei tre stanziati per Alitalia. Siamo l’unico paese europeo che non ha riaperto una scuola prima della fine dell’anno scolastico e rischiamo seriamente di rimanere anche l’unico che non le riaprirà tutte a settembre, senza peraltro essersi neppure assicurato, in caso di ripresa dei contagi, di potere svolgere la didattica a distanza in modo organizzato e non meramente volontaristico. Al di là della retorica, il dossier scuola continua a rilevare solo in rapporto alle rivendicazioni sindacali degli insegnanti, non alle esigenze degli studenti e delle famiglie. Non si parla praticamente degli edifici scolastici, che in Italia sono mediamente molto vecchi, spesso ricavati da fabbricati nati con un'altra destinazione e privi di palestre, di laboratori e di attrezzature didattiche. Non si parla affatto di come recuperare il ritardo educativo maturato in questi tre mesi di chiusura e di come migliorare i livelli di apprendimento degli studenti, che rimangono significativamente inferiori a quelli della media dei Paesi Ocse, con dati particolarmente allarmanti in alcune aree d'Italia. I fondi messi a disposizione dall'Ue per l’emergenza Covid, a partire dal Mes, sarebbero utilissimi per rimettere strutturalmente in carreggiata la scuola italiana, agendo sulle debolezze che sono di molto precedenti alla pandemia, ma su questa possibile fonte di finanziamento continua a pesare l’ipoteca del M5S.

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