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Santa Sofia: da simbolo di unione a strumento della propaganda di Erdogan

Benedetto Della Vedova 
La religione come simbolo del potere temporale non è mai stata un buon auspicio. Non lo è stata nei secoli passati e durante tutta la stagione del colonialismo.
Non lo è quando sono terroristi fanatici e sanguinari a imbracciare “il libro”. Ma non lo è nemmeno quando un autocrate come Erdogan riapre Santa Sofia al culto islamico.
La basilica cristiana poi convertita in moschea era stata provvidenzialmente trasformata in un museo, cioè in una testimonianza di una storia millenaria e della volontà di incontro tra Oriente e Occidente.
Erdogan con questa scelta ricollega la Turchia alle proprie radici ottomane, e rinfocola uno spirito di dominio e conquista. A maggior ragione con quanto accade in Siria ed in Libia l’Europa deve unirsi in una risposta convincente ad Erdogan.

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