di Rocco Berardo
Il Tar nel giugno scorso ha rigettato il ricorso riguardante le operazioni di aggiudicazione dei seggi elettorali delle ultime elezioni regionali del Lazio che, in qualità di primo dei non eletti di +Europa, avevo presentato.
Abbiamo deciso alla lettura delle motivazioni, insieme al collegio di colleghi avvocati, che ringrazio a partire dall’avvocato Lorenzo Platania per l’aiuto e per l’eccezionale lavoro di studio e coordinamento svolto, insieme agli avvocati Cinzia Ammirati, Simona Viola e Massimo Clara, di ricorrere contro la sentenza del Tar perché il giudice amministrativo non ha risposto, o non ha risposto in modo convincente, ad alcune questioni fondamentali da noi poste: primo, sul funzionamento della legge, impossibile da applicare nel modo in cui è stata interpretata in varie circostanze, per esempio ove vi fosse un unico gruppo di liste a sostegno del presidente eletto; secondo, sulla incostituzionalità della legge elettorale per la sua intrinseca irrazionalità e non ragionevolezza.
Il Consiglio di Stato ha fissato l'udienza di discussione per il 6 dicembre 2018. Mi auguro che i giudici del massimo organo della giustizia amministrativa approfondiscano come merita una vicenda che rappresenta un palese superamento di elementari canoni di democraticità e costituzionalità, massimamente grave per il fatto di intaccare il bene più importante in una democrazia, il valore del voto dei cittadini.
Infatti, l’operazione effettuata dall'ufficio centrale regionale del Lazio che ha sottratto un seggio a +Europa assegnandolo al PD è quantomeno, per usare un eufemismo, irrazionale. In breve, la procedura è stata la seguente: i 10 seggi del premio alla coalizione sono stati inizialmente così assegnati: 6 al Pd, 1 alla Lista civica Zingaretti, 1 a Leu, 1 a +Europa, 1 a Centro solidale. Questi, essendo distribuiti solo su Roma e Frosinone, lasciavano scoperte tre province. Sono stati allora assegnati tre nuovi seggi a Rieti, Viterbo e Latina, tutti quanti al Pd rendendo dunque necessaria una sottrazione. Ma il riequilibrio territoriale invece di essere fatto tenendo conto della prima assegnazione (6-1-1-1-1) è stato fatto squilibrando la rappresentanza politica. Insomma i 6 seggi del Pd invece di essere distribuiti differentemente per le province, sono stati nuovamente assegnati allo stesso Pd che ha raggiunto 9 seggi, sottraendoli a Leu, +Europa, Centro solidale a cui inizialmente erano stati assegnati. Il Pd ha così cannibalizzato il 90% dei seggi del premio, a fronte di una percentuale relativa di voti di coalizione del 52%.
Il sistema come applicato, inoltre, è evidentemente incostituzionale perché si sgancia dalla correlazione voti/seggi per il quale necessariamente con più voti si prendono più seggi e con meno voti si prendono meno seggi.
Invece, così è stata letta finora la legge, se il Pd avesse preso alcune migliaia di voti in più tra Viterbo e Latina avrebbe ottenuto due seggi in meno; prendendo invece meno voti ha acquisito due seggi in più. Insomma è la prima legge elettorale al mondo attraverso la quale con meno voti prendi più seggi e, viceversa, con più voti prendi meno seggi in ciò rendendo diseguale e irrazionale il voto degli elettori e la relativa rappresentanza.