Di Benedetto Della Vedova
La settimana politica successiva alla rielezione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha portato la tempesta dopo la tempesta.
Salvini ha dichiarato che l’alleanza di centrodestra si è sciolta come neve al sole, Giorgia Meloni ha rimproverato alla Lega di governare con PD e M5S, Di Maio ha criticato Conte e si è dimesso da Garante del Movimento, aprendo uno scontro interno che coinvolge anche la tenuta del poco lungimirante patto di ferro PD/M5S.
Il non detto di questi scossoni, ha un nome e un cognome: Mario Draghi.
In molti hanno subito la salita a Palazzo Chigi dell’ex presidente della BCE come un “commissariamento della politica”; in pochi, tra cui Più Europa e Azione, l’hanno vista invece come una straordinaria occasione per rimettere l’Italia sui giusti binari delle riforme, dell’europeismo e dell’atlantismo.
Salvini semplicemente non ha deciso da che parte stare e ha perso l’equilibrio.
Nel M5S si scontrano i nostalgici della rivoluzione antipolitica e coloro che, pur dopo molte capriole, sembrano aver definitivamente scelto una dimensione europea e non ritengono Draghi un intruso ma un leader utile, se non addirittura in questo momento necessario, all’Italia.
Un leader politico: dopo un anno da Presidente del Consiglio, a maggior ragione con una coalizione come questa e dopo un esercizio di leadership internazionale in Ue e alla guida del G20, definire “tecnico” Draghi sarebbe una pudica ipocrisia.
Questo è lo scontro che si è aperto: archiviare questa stagione di buon governo e di allineamento europeo dell’Italia o proseguirla e rilanciarla. Questo sarà il tema della lunga campagna elettorale che ci porterà alle elezioni politiche.
Noi abbiamo scelto fin dal primo minuto di gioco da che parte stare, considerando Draghi un passo in avanti e non indietro della politica italiana.
Questo sarà il crinale che deciderà le (eventuali) alleanze: la federazione Azione/+Europa punta ad offrire all’elettorato una convincente proposta liberal-democratica, europeista e riformatrice di sostegno all’agenda Draghi in questa legislatura e nella prossima.
Naturalmente, il sostegno al Governo per noi ben si accompagna al SI’ ai referendum che si terranno nella prossima primavera perchè un’Italia che cresce ha bisogno di riformare la giustizia e recuperare terreno sui diritti, a cominciare da eutanasia e cannabis.