di Yuri Guaiana
Il 5 aprile 1972, a Sanremo, iniziò il "Congresso internazionale sulle devianze sessuali" organizzato dal Centro italiano di sessuologia, di ispirazione cattolica.
Il tema? “Comportamenti devianti della sessualità umana”. Non poteva quindi mancare una sezione sull’eziologia dell'omosessualità e una dedicata alle relative terapie psicologiche e psichiatriche per curarla.
Quella fu l’occasione scelta dal neonato F.U.O.R.I.! (Fronte unitario omosessuale rivoluzionario Italiano), che poi si affilierà al Partito Radicale, per organizzare la prima manifestazione LGBTI, come si direbbe oggi, in Italia.
Da questo evento nacque il movimento di liberazione omosessuale nel nostro Paese.
Una quarantina di militanti si presentarono la mattina del 5 aprile con cartelli in italiano, inglese e francese e slogan come: "Normali, normali”, "Psichiatri, ficcatevi i vostri elettrodi nei vostri cervelli", "La normalità non esiste", "Primo e ultimo congresso di sessuofobia”, “Nessuno ha il diritto di prendere la nostra sessualità”, “Gli omosessuali escono fuori e con orgoglio”, “Gay is proud”, “Omosessualità è immaginazione”, “Gay is freedom” e così via.
Per la prima volta in Italia, “l’Amore, che non osa dire il suo nome” si mostra e manifesta apertamente per rivendicare diritti civili e libertà individuali che renderanno la nostra società più aperta e accogliente.
I congressisti chiamarono la polizia che sequestrò i cartelli e identificò, fermò e denunciò per manifestazione non autorizzata una decina di militanti.
Dopo 48 anni di lotte, le persone trans possono vedere la propria identità di genere riconosciuta a prescindere dalla sottoposizione ad intervento chirurgico demolitivo – ricostruttivo, omosessualità e transessualità sono state rimossa dalla lista delle malattie mentali pubblicata dall'Organizzazione mondiale della sanità, la polizia protegge i Pride Italiani (in altri Paesi addirittura vi partecipa in divisa) e le coppie dello stesso sesso possono unirsi civilmente.
Questi successi li dobbiamo a quella quarantina di coraggiosi militanti del F.U.O.R.I.!, che hanno aperto la strada seguita da tante e tanti altri. Oggi li dobbiamo ringraziare e ricordare la loro e la nostra storia per continuare a lottare.
Già, perché la meta è ancora lontana qui in Italia: la piena effettività del diritto all’identità di genere e all’espressione di genere non sono ancora garantite, i bambini intersex possono ancora subire mutilazioni genitali, i figli delle coppie dello stesso sesso non sono tutelati e lo Stato non riconosce uno dei due genitori, come dimostra la sentenza della Cassazione del 3 aprile scorso , le terapie riparative non sono ancora vietate per proteggere i minorenni e non abbiamo una strategia nazionale per le pari opportunità e contro le discriminazioni basate su orientamento sessuale, identità ed espressione di genere.
Per completare il lavoro iniziato e costruire una società più libera e aperta per tutte e tutti, Più Europa continua a essere al fianco del movimento LGBTI italiano.