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Occupiamoci anche dell'altro virus: Erdogan

di Eugenia Aguilar

Questa settimana uno dei peggiori capitoli della guerra siriana è passato quasi completamente inosservato. Si tratta probabilmente della più grande crisi umanitaria del nuovo secolo.

Dopo i bombardamenti del 25 Febbraio ad Idlib, dove sono stati presi di mira indiscriminatamente scuole ed asili, un milione di rifugiati si è messo in fuga verso l’unico fronte possibile: quello turco. Più della metà dei rifugiati in viaggio sono bambini che, se sopravvissuti alle bombe, ora rischiano di morire per il gelo in attesa di un aiuto che non arriva.

La Turchia nel frattempo lamenta il poco sostegno e parla di apertura delle frontiere verso l'UE. Apertura che ha scatenato l’immediata reazione di Grecia e Bulgaria, corse a rafforzare i propri confini per non lasciar passare chi in realtà ha tutto il diritto ad essere accolto e protetto.

La strategia di Erdogan è lampante: si è abilmente dotato di uno strumento di negoziazione con l’UE a cui continua a chiedere finanziamenti per gestire i flussi migratori mentre dall’altro lato fomenta la crisi umanitaria con l’unico scopo di ridisegnare lentamente i propri confini.

L’altro virus di cui dovremmo preoccuparci è proprio Erdogan: continuando a finanziarlo e ad essere parte del suo gioco, indeboliamo i nostri anticorpi e mettiamo in crisi le fondamenta su cui si è costruita l’Unione Europea: democrazia, rispetto delle libertà fondamentali e dei diritti umani.

L’unica cosa di cui dovremmo preoccuparci è di garantire protezione internazionale a chi ne ha diritto e farci carico delle nostre responsabilità. Abbiamo fallito e dobbiamo trovare uno strumento serio e adatto ad affrontare una crisi umanitaria di cui fino ad oggi siamo stati solo complici.

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