Di Valerio Federico e Giulia Pastorella
Lunedì il Consiglio Comunale di Milano ha approvato un ordine del giorno che chiede in sostanza al governo di bloccare la riforma che promuove più concorrenza nel settore dei servizi pubblici locali.
L’iniziativa ha trovato il consenso di tutte le forze politiche, di maggioranza e opposizione, con la sola contrarietà di Azione/+Europa, la federazione dei due partiti chiede invece più concorrenza per migliorare qualità ed efficienza dei servizi pubblici nel Paese.
Ancora una volta i partiti (e i sindacati), uniti, chiedono che i servizi pubblici locali e le società che li gestiscono restino sotto il loro controllo e che venga confermata la pratica amica dell’affidamento diretto.
L’articolo 6 del ddl concorrenza che il consiglio comunale vorrebbe depotenziare prevede inoltre, in linea con norme già in vigore ma sostanzialmente non rispettate, un rafforzamento della necessità di giustificare il mancato ricorso al mercato per la gestione di servizi pubblici, limitando così il ricorso alle autoproduzioni, cosiddetto in house, comunque nel rispetto degli obblighi di servizio pubblico.
Il 93% dei servizi pubblici attivi oggi in Italia è stato affidato senza gara e il ddl Draghi sulla concorrenza, fermo al Senato, vuole intervenire per porre un freno a questa stortura. In particolare l’articolo 6 della norma prevede la separazione tra le funzioni regolatorie e quelle di gestione diretta dei servizi. “La norma vuole portare a una effettiva separazione tra controllori e controllati, eliminando conflitti di interesse e dando spazio a nuovi soggetti privati in concorrenza.
Nell’Odg, che ha avuto tale successo in Consiglio, si fa riferimento ai “limiti evidenziati”, nel corso della pandemia, di una fantomatica “società unicamente regolata dal mercato”. Si tratta di uno strabismo ideologico che vede ancora nel libero mercato una minaccia e non un’opportunità. Azione e +Europa ritengono che un bene comune debba proprio essere la concorrenza e, in linea con il governo Draghi, “promuoverne lo sviluppo per migliorare qualità e efficienza dei servizi pubblici”.
L’affidamento in house non può essere la soluzione alle necessità dei cittadini. Abbiamo visto con Trenord cosa succede quando un ente pubblico è al contempo regolatore e regolato. Non c’è nessun interesse, così, a migliorare i servizi. Chi è bravo non ha nulla da perdere, né deve temere la concorrenza. Sono le rendite di posizione che vanno contrastate.