di Silvja Manzi
L'attacco condotto domenica scorsa da unità navali russe nel Mar Nero, presso lo stretto di Kerch, ai danni di tre unità navali battenti bandiera ucraina, è un fatto gravissimo per la pace e l'ordine internazionale in Europa: è la prima volta, da quando è iniziato il conflitto "ibrido" della Russia contro l'Ucraina e l'Europa pochi anni fa, che le forze armate russe agiscono manifestamente con le loro insegne e senza dissimulazione.
Ed è un fatto che deve preoccupare molto in quanto conferma, una volta di più, quanto fosse sbagliato immaginare che le ambizioni russe in Europa orientale si potessero fermare all'annessione illegale della Crimea e alla destabilizzazione del Donbass. Se la comunità internazionale non dovesse opporsi adesso risolutamente, questo significherà dare mano libera al Cremlino per continuare con il suo lento smembramento dell’Ucraina, già avviato nel 2014.
Ma siamo consapevoli che - se l’Ucraina sta sostenendo i costi maggiori della politica scellerata di Putin - l'obiettivo reale è la demolizione dell'ordine europeo attuale, e quindi interessa pure noi e l'Unione europea.
Per questo ribadiamo la denuncia al Governo italiano che con i suoi massimi esponenti fa staffetta a Mosca per ribadire amicizia e collaborazione, e chiedo al Ministro Salvini se conferma le sue affermazioni sulla Russia anche oggi: ripeterebbe che in Russia si sente a casa più che in alcuni paesi europei?
Ricordiamo che il nostro Governo stringe patti di amicizia con Putin evocando la fine delle sanzioni, senza sollevare la questione dei diritti e del rispetto dei trattati internazionali. Una Russia che nel suo curriculum vanta circa 150 giornalisti uccisi (nella stragrande maggioranza i colpevoli ovviamente non ci sono), manifestazioni di oppositori represse con la violenza, diritti di espressione calpestati, controllo del web, censura sui libri che - a loro dire - rappresentano una minaccia alla morale o agli interessi economici e politici interni.
La stessa Russia che sul lato della politica estera impone un pesante ricatto energetico nei confronti dell’Europa con le forniture di gas e che ha attuato, da almeno due decenni, una politica espansionista e militare in Cecenia prima e in Georgia dopo. La Russia, in più, che programma un assalto alle fragili democrazie europee con un’azione di stampo militare perpetrata con investimenti milionari sulla propaganda nei nostri paesi.
Si dice che il silenzio sia complice; nel caso del nostro Governo non si tratta di silenzio ma di azioni concrete di sostegno a un regime repressivo, pericoloso, illiberale e antidemocratico.
Chiediamo perciò al Governo italiano di condannare senza ambiguità le continue e crescenti violazioni del diritto internazionale, della pace in Europa e della sovranità territoriale ucraina ad opera della Federazione russa, e di chiedere al governo russo l'immediata liberazione dei marinai ucraini detenuti dalle autorità russe.»