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Mario Draghi è garanzia di un PNRR a beneficio delle future generazioni e non del consenso elettorale

di Paolo Costanzo

La stagnazione ventennale che ha caratterizzato il nostro paese è stata causata dalla bassa produttività del lavoro penalizzata dalla inadeguata accumulazione di conoscenze nella maggioranza delle imprese e dalla scarsa capacità innovativa delle stesse che non hanno sfruttato adeguatamente lo sviluppo del web e delle reti e la generazione di algoritmi sempre più sofisticati. Grazie al PNRR, se le risorse saranno allocate correttamente, potremo recuperare il tempo perduto e sfruttare le opportunità offerte nell’economia della conoscenza che si fonda sul capitale intellettuale e sulla sua capacità di applicare innovazione, scienza e tecnologia all’economia e alle imprese. L’efficiente allocazione delle risorse sarà necessariamente l’elemento essenziale alla stabilità macroeconomica, alla creazione di posti di lavoro e alla generazione di risorse per le politiche di coes  ione a sostegno dei più svantaggiati, nel contesto della doppia trasformazione ecologica e digitale al centro dell’agenda europea. Fra gli addetti i lavori esiste una certa preoccupazione perché la disponibilità delle risorse potrebbe solleticare comportamenti censurabili e perché vi sono forti perplessità circa la capacità amministrativa di utilizzarle in maniera efficace nei tempi previsti dal Piano (si ricorda che le risorse devono essere spese entro il 2026)

La percezione che la Pubblica Amministrazione sia costosa, inefficiente e corrotta rappresenta una distorsione della realtà che non coglie le origini del problema e non ne permette la soluzione. La presenza di fannulloni e incompetenti è comune a tutti i settori dell’economia e non rappresenta il carattere distintivo della Pubblica Amministrazione del Paese.

Sicuramente vi è un eccesso di leggi, permessi e autorizzazioni che unitamente alla scarsa intellegibilità delle stesse, minano la fiducia delle parti sociali, ostacolano la vita dei cittadini e frenano la crescita economica e lo sviluppo. Sotto questo profilo, la semplificazione della legislazione supporterebbe trasversalmente tutte e sei le missioni del PNRR. Anche la semplificazione delle norme in materia di appalti pubblici e concessioni e? obiettivo essenziale del Piano per l’efficiente realizzazione delle infrastrutture e per il rilancio dell’attività edilizia. Tale semplificazione deve avere a oggetto non solo la fase di affidamento, ma anche quelle di pianificazione programmazione e progettazione.

Un ulteriore problema che dovrà essere affrontato, che sembra essere percepito nel Piano, è rappresentato dalla paralisi decisionale degli organi di governo. Spesso i funzionari pubblici sono disincentivati a prendere decisioni, dati i rischi reputazionali, patrimoniali e penali che questi si assumono. Per risolvere il problema di una burocrazia che frena la crescita economica e penalizza i cittadini, i nodi che creano la paralisi decisionale degli organi di governo dovranno essere sciolti. Si tratta da un lato di creare i cosiddetti “check and balance” che permettano ai funzionari pubblici di assumere decisioni in maniera consapevole, e dall’altro occorre agire sugli aspetti comportamentali e culturali di tutte le parti sociali che, come noto, non sono sovvertibili con un intervento legislativo.

Gli impatti macroeconomici complessivi del PNRR sono stimati, nei sei anni, in una crescita del PIL che varia dal 12,7 per cento, utilizzando la metodologia del modello QUEST, a circa il 14,5 utilizzando la metodologia del modello MACGEM-IT.

Si tratta quindi di un’occasione unica che il Paese non può permettersi di farsi sfuggire. Se Draghi andrà al Quirinale, dunque, sarà prioritario scongiurare il rischio di attribuire la cabina di regia del PNRR a chi ne vuole fare diventare uno strumento di consenso elettorale e non di crescita sostenibile del Paese a beneficio delle future generazioni.

 

 

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