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Le parole di Morra su Jole Santelli sono violente. La malattia non è un ostacolo alla vita normale

di Piercamillo Falasca

 

Le parole di Nicola Morra su Jole Santelli sono offensive nei confronti dei calabresi, ma anche e forse soprattutto nei confronti di tutti i malati, tumorali e non. Dire che i calabresi sapevano che Santelli fosse malata di tumore e che dunque oggi sono responsabili del vuoto di potere lasciato dalla morte della presidente della Regione è come dire che i calabresi non avrebbero dovuto votare per una malata tumorale. Significa sostenere indirettamente che la malattia dovrebbe essere causa di esclusione dalla vita pubblica e politica. Pensate a uno che dicesse: “Il datore di lavoro Tizio ha assunto Caio sapendo che aveva un tumore. Ora è responsabile delle conseguenze”. Oppure a chi sostenesse che un insegnante malato di tumore non dovrebbe insegnare perché rischierebbe di lasciare i suoi alunni a metà del programma scolastico. Sarebbe una discriminazione e una violenza inaudita e inaccettabile.
Pur non avendola sostenuta alle elezioni, noi siamo grati a Jole Santelli per l’esempio e la prova di umanità e speranza che ha dimostrato candidandosi, nonostante il male, alla carica di presidente della Regione. Se i calabresi conoscevano le sue condizioni fisiche, hanno dimostrato di saper considerare e accettare la malattia come una condizione di normalità, come dobbiamo saper fare tutti. Sono altre le prove di cambiamento e assunzione di responsabilità che chiediamo alla politica e alla società calabrese.

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