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Le Donne e il Mezzogiorno d’Italia

Di Maria Saeli e Fabrizio Ferrandelli

Il neo Presidente del Consiglio Mario Draghi, nel suo discorso di fiducia al Senato, ampio spazio ha dedicato al tema della parità di genere. Il divario di genere, in quest’ultimo anno di crisi pandemica, ha registrato in Italia picchi mai visti, soprattutto nel campo dell’occupazione. L’Italia – con il Mezzogiorno in testa – presenta uno dei peggiori gap occupazionali e salariali di tutta Europa. Aumentare l’occupazione femminile, soprattutto al Sud, è un obiettivo imprescindibile, per il nuovo Governo ed anche per noi.

Il deficit occupazionale che ha colpito in quest’ultimo anno soprattutto il genere femminile, è ancora più allarmante al Sud: solo il 32,2% delle donne meridionali, lavora. Senza dimenticare che oltre ai problemi legati alla quantità di lavoro disponibile, vi è anche un problema qualitativo. Un tasso bassissimo di incarichi dirigenziali riservato alle donne, se messo in relazione anche con la loro preparazione.

A questi dati, allarmanti, si aggiungono purtroppo quelli legati alla violenza di genere, che ha registrato,  sempre in questo ultimo anno di pandemia, un aumento significativo. Secondo i dati ISTAT durante il lockdown sono più che raddoppiate le richieste di aiuto al numero verde 1522, quintuplicate quelle tramite chat. Una donna indipendente ha meno probabilità di subire violenza, economica e fisica. La mancanza di un lavoro stabile e di qualità – dato più evidente nel Mezzogiorno – rende ancora più frequente la condizione di povertà femminile con conseguenze evidenti anche nella violenze di genere.

Se l’educazione svolge un ruolo fondamentale per la prevenzione della violenza, altrettanto importanti sono le misure volte a garantire un aiuto concreto alle donne vittime di violenza. Aiuti che si sostanziano in potenziamento dei servizi di welfare, in primis. Ma serve anche una più concreta e tangibile tutela, soprattutto economica, che consenta alle donne vittime di violenza di poter essere autosufficienti. Garantire anche un canale privilegiato per l’inserimento nel mondo del lavoro, sgravi fiscali per chi assume una donna vittima di violenza, potrebbero essere i primi passi per ridare dignità.

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