di Diana Severati
Emergenza, raccolte fondi e crowdfunding. E' tanta la confusione che si sta generando sulle campagne di crowdfunding donation-based, che nell'ambito delle diverse tipologie di crowdfunding (che si distinguono in donation-based, reward-based, equity-based e lending-based) sono quelle che più assomigliano ad una raccolta fondi tradizionale. Con l'emergenza sanitaria dovuta alla pandemia di Covid-19 sono numerose le iniziative di raccolta fondi a favore di ospedali e strutture sanitarie e molte di queste vengono organizzate online attraverso piattaforme di crowdfunding e la più utilizzata risulta essere l'irlandese GoFundMe, forse anche grazie all'effetto traino della campagna dei Ferragnez a favore dell'Ospedale San Raffaele di Milano. Ma la piattaforma esiste da dieci anni ed è attualmente attiva in 19 Paesi.
Il Codacons nei giorni scorsi, sulla base di una segnalazione ricevuta, ha presentato un esposto all'Antitrust (per mancanza di trasparenza della piattaforma nella richiesta di un contributo facoltativo aggiuntivo che sarebbe richiesto in modo ingannevole) peraltro accolto. Il caso ha generato parecchio rumore e più volte è stato inoltre associato, nei vari articoli apparsi, il nome di Chiara Ferragni e Fedez a GoFundMe, con la quale non hanno alcun collegamento ma ne sono semplicemente utenti come milioni di persone, generando dubbi sulla campagna stessa. La trasparenza e la rendicontazione nel crowdfuding ovviamente sono a carico di chi promuove la campagna, sia che si tratti di un ente che la organizza direttamente, sia di terzi che decidono di raccolgiere somme a titolo personale da devolvere a terzi, come nel caso della campagna dei Ferragnez e di altre ospitate sulla piattaforma. Queste polemiche sono davvero nocive alla cultura del dono, si grida allo scandalo per difendere la trasparenza e si ottiene il risultato di compromettere il meccanismo della fiducia, che è alla base di ogni campagna di crowdfunding. Non distruggiamo la cultura del dono, che è parte di quell'Italia migliore della quale in questo momento c'è più che mai bisogno.
Di seguito, su richiesta del Codacons, vi riportiamo l’estratto del provvedimento cautelare dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato nei confronti della piattaforma Gofundme:
“Il sito promuove la possibilità di effettuare le donazioni, tra cui molte sono attualmente in favore degli ospedali e reparti ospedalieri delle zone più colpite dall’emergenza Coronavirus, in maniera gratuita e senza costi per il donante. In realtà, sussistono costi connessi alle transazioni con carte di credito e debito. Inoltre, la Piattaforma consente ai consumatori di elargire, per finanziare il proprio funzionamento, delle commissioni facoltative su ogni transazione; tuttavia, al momento di effettuare la donazione, la commissione è preimpostata su un valore pari a una quota percentuale della somma donata, laddove solo il consumatore che clicca su “Altro” in un menu a tendina adiacente, inserendo l’importo zero, può annullarla.
L’Autorità ha ritenuto che le modalità di acquisizione delle commissioni reclamizzate come facoltative siano tali da esercitare un indebito condizionamento nei confronti dei soggetti donanti, i quali potrebbero non rendersi conto della possibilità di modificare o annullare la cifra preimpostata dalla piattaforma, o ritenerla necessaria per il suo funzionamento. Ciò appare particolarmente insidioso data la finalità con cui i consumatori si rivolgono a GoFundMe, quella di effettuare versamenti in beneficenza, che comporta un’attenzione ridotta ai meccanismi di funzionamento del sito e/o una maggiore propensione a disporre delle proprie risorse finanziarie.
L’Autorità ha disposto che il meccanismo di preselezione della commissione facoltativa sia immediatamente eliminato, lasciando piena libertà di scelta al consumatore donante attraverso l’indicazione del valore “zero” che egli potrà modificare”.
Quanto stabilito dell’Antitrust (parere sulla cui efficacia nel tutelare il principio di concorrenza esprimiamo dubbi) non giustifica in ogni caso l’uso del termine “mazzetta del 10%” o l’accusa a Fedez di essere stato pescato “con le mani della marmellata”. Anzi, a nostro parere, dimostra che la sinergia tra la logica di mercato di una piattaforma online e le finalità benefiche della raccolta fondi di personaggi noti come Fedez e Chiara Ferragni hanno consentito risultati molto positivi, che di sono tradotti nell’allestimento di un ospedale per i malati di Covid19. Aggiungiamo inoltre che, a quanto si legge dalla stampa, GofundMe stessa ha contributo alla raccolta con 250mila euro.