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La Convenzione di Faro e quel "no" senza senso dell'Italia alla cultura

Di Alessandro Fusacchia

Nei giorni scorsi la maggioranza di Governo, dopo averla rimandata più volte, ha sospeso la discussione al Senato sulla ratifica della Convenzione di Faro. Si tratta di una Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società, siglata nel 2005 ed entrata in vigore nel 2011. È sottoscritta da 23 Paesi aderenti al Consiglio d’Europa e ratificata da 17 Stati, ma l’Italia, che ha firmato anni fa, adesso non pare intenzionata a ratificarla.
La Convenzione per la prima volta identifica la conoscenza e l’eredità culturale come diritti dell’individuo, e ne rimarca il valore anche per lo sviluppo sostenibile e per la qualità della vita.
Non solo: la Convenzione di Faro promuove una nuova visione del rapporto tra patrimonio culturale e le comunità che lo custodiscono, sancendo così la forte interconnessione che c’è tra la tutela dei beni culturali e la promozione dei diritti umani.
Chissà cosa c’è in questa Convenzione che non convince la maggioranza!
Cosa abbiamo fatto per diventare un Paese che – quando nel mondo si parla di cultura – invece di “guidare” tira il freno a mano?

Più Europa lavorerà perché questa Convenzione venga ratificata
(To be continued)

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