Di Giordano Masini
Non sorprende che il Ministro degli Esteri russo Lavrov abbia scelto di farsi intervistare da una televisione italiana, sapeva perfettamente l’accoglienza che gli sarebbe stata tributata, né sorprende che una televisione italiana (in particolare, quella televisione italiana lì) abbia scelto di prestarsi a fare da grancassa mediatica a un criminale di guerra. È rivoltante, ma di certo non è sorprendente.
Il nostro sistema mediatico (pubblico e privato) è un ventre molle privo di credibilità e deontologia professionale in cui la propaganda di Putin penetra quotidianamente come una lama nel burro.