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Investimenti green: basta veti ideologici (anche in Adriatico)

Di Michele Governatori

Investimenti “verdi”: dovranno essere la bussola del rilancio delle economie europee, dicono la Commissione UE e il nostro Governo.

Ma nel suo rapporto annuale sugli investimenti energetici la IEA di Parigi (Agenzia dell’energia dei paesi OCSE) mette in guardia rispetto al calo che la crisi ha inferto non solo ai comparti delle energie fossili, ma anche agli investimenti nei settori “green” come generazione elettrica da fonti rinnovabili e infrastrutture connesse. Insomma: tarda a concretizzarsi un rilancio anticiclico e coerente con il trattato di Parigi e con la riconversione sostenibile dell’economia.

In Italia, poi, pesa la grande difficoltà di autorizzare nuovi siti di generazione elettrica da fonti rinnovabili, un po’ per la farraginosità amministrativa, un po’ per la nostra generale ritrosia a qualunque nuovo impianto. Prendiamo il caso citato nell’ultima settimana dai giornali del parco eolico in progetto al largo della costa di Rimini (zona già occupata da piattaforme di estrazione d’idrocarburi): opporsi sembra un riflesso condizionato frutto di ataviche diffidenze.

Ma lo sviluppo auspicato dovrà pur realizzarsi da qualche parte, o no?

I bagnanti accorti si preoccuperanno piuttosto del funzionamento del depuratore locale delle acque reflue, e accenderanno l’aria condizionata in hotel con maggior soddisfazione sapendo che la alimentano, a emissioni zero, quelle pale intraviste al largo.

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