Intervista di Benedetto Della Vedova ad Avvenire
“L’Ucraina cesserebbe le ostilità domani, se la Russia accettasse di ritirarsi, questo non è mai stato in discussione", assicura Benedetto Della Vedova. "Ora tocca a Putin rendersi conto che questa guerra si sta trasformando in un colossale boomerang, e lo sarebbe ancor più, nella già compromessa immagine internazionale, se innescasse una crisi alimentare planetaria per il blocco dei porti", sostiene il sottosegretario agli Esteri, leader di +Europa. E, a proposito di Europa, toccherà anche alla Ue entrare a far parte a pieno titolo di quel "Gruppo internazionale di facilitazione" quarto punto della proposta che il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha avanzato all’Onu e ai Paesi del G7, per evitare, in caso di cessate il fuoco, che la pace svanisca presto, come è avvenuto per gli accordi di Minsk, dopo l’invasione della Crimea del 2014.
Questa proposta è più di un mero auspicio, ma non ancora una ipotesi concreta. Come potremmo definirla?
"E' la cornice dei passaggi necessari per andare a una graduale risoluzione del conflitto in chiave politico diplomatica, come tuti auspichiamo".
Uno scenario già affacciato nell’intervento di Mattarella a Strasburgo e nella visita di Draghi negli Usa. C’è un cambio di passo, nell’iniziativa italiana?
"La nostra posizione non muta. Non è in discussione – ha aggiunto Della Vedova - il giudizio su un atto di aggressione inaccettabile a un paese sovrano europeo, e nemmeno le scelte fatte per gli aiuti umanitari e militari all’Ucraina, e per isolare politicamente la Russia come Paese aggressore. Questo deve proseguire fino a che sarà necessario. Come ha detto Draghi, se pace deve essere, deve essere la pace di Zelensky, perché Putin l’unica pace che finora considerava era la resa dell’Ucraina, mentre anche con i nostri aiuti e la resistenza ucraina abbiamo creato le condizioni per rendere possibile l’avvio del dialogo".
La Russia accetterà?
"Il tavolo negoziale non è una novità, i ministri degli Esteri si sono già incontrati più volte in Turchia. La novità consisterebbe nel fatto che stavolta la Russia si sieda con vera volontà negoziale".
Bisogna trovare la forza di parlare con Putin.
"Anche questo non è mai mancato. Con Putin ha parlato più volte Macron, si è mosso anche il segretario generale dell’Onu, lo stesso Draghi. Ma le leve le ha in mano lui, se capisce, e credo lo stia capendo, che questa guerra sta andando e continuerà ad andare molto diversamente da come pensava, è nel suo interesse aprire a un cessate il fuoco che all’inizio potrà riguardare il versante umanitario e alimentare per poi assumere un connotato più ampio di fine delle ostilità".
L’Italia parla per sé soltanto?
"È una proposta condivisa da tutto il governo, ma l’Italia si è guadagnata in questi mesi un di più di considerazione, siamo affidabili".
Ma chi ha titolo ora per far avanzare la proposta di cessate il fuoco? L'Onu è paralizzata dal veto russo.
"L’Onu può agire, come può agire la Ue, o l’Osce di cui la Russia fa parte. Ogni organismo può e deve fare la sua parte, ma naturalmente tutto dipende dagli Stati nazionali, Russia in primis. L’Ucraina sarebbe pronta".
Nella proposta italiana si parla di una Ucraina indipendente. La richiesta di entrare nella Ue sarebbe in contraddizione?
"Assolutamente no. L’Austria è nella Ue ma non nella Nato, anche Finlandia e Svezia al momento sono neutrali".
Si dovrebbe ripartire dallo status quo pre-aggressione?
"Fondamentalmente sì, si tratterebbe poi di raggiungere un accordo sullo status delle regioni contese della Crimea e del Donbas".
Nel Gruppo internazionale dei Facilitatori entreranno anche le grandi potenze?
"Presto per dirlo. Potranno esserci Italia, Germania e Francia, la Ue, l’Onu, oltre all’Osce, oltre a sati considerati neutrali in questo conflitto come la Turchia. Ma anche Usa e Cina potrebbero giocare un ruolo, se vogliamo che stavolta la pace sia effettiva e duratura".