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Il mondo non vuole vedere l'emergenza climatica

Di Anna Lisa Nalin

Alla fine si è arrivati ad un accordo ai tempi supplementari, piuttosto faticoso e frutto di concessioni non indifferenti, alla Cop27 di Sharm el-Sheikh. Infatti, il documento approvato non si pronuncia su riduzione o eliminazione dell'uso dei combustibili fossili, come avevano chiesto diversi paesi.
ONU e Unione Europea non hanno nascosto la loro delusione e contrarietà.

Il risultato positivo ottenuto è che nasce il fondo per i danni provocati dai Paese ricchi nei confronti dei Paesi che hanno subito gli effetti dello sviluppo economico “senza limiti per la tutela dell’ambiente e delle popolazioni coinvolte”, messo in atto da pesanti processi di industrializzazione.
In questo modo, almeno, la Cop 27 ha sancito il principio “loss and damage”: una presa di coscienza sulle responsabilità “di chi” e “da cosa” è stata ed è causata l’emergenza ambientale, l’inquinamento e il surriscaldamento del pianeta.

Prendendo ancora quel che c’è di buono nell’accordo: viene salvato l'obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali. Un impegno fondamentale, anche se forse solo “ideale”, in ogni caso un passo in avanti rispetto alla Cop26 di Glasgow dello scorso anno.

Il documento, tuttavia, chiede soltanto la riduzione della produzione elettrica a carbone, non l'eliminazione.
Il punto cruciale è il seguente: si riconosce che per l'obiettivo di 1,5 gradi è necessaria una riduzione delle emissioni del 43% al 2030 rispetto al 2019. Ma questo non basta: con gli attuali impegni di decarbonizzazione siamo lontanissimi dal target visto che il taglio di emissioni sarebbe solo dello 0,3% al 2030 rispetto al 2019.

Altro punto positivo: è stata ribadita l'importanza della transizione alle fonti rinnovabili e si auspica l'eliminazione dei sussidi economici alle fonti fossili.

Che dire ancora?! Qualcosa si è mosso ma non si è certo voluto prendere atto che la crisi climatica chiede agli Stati, alle istituzioni e ai cittadini del mondo molto più impegno per i processi di mitigazione a adattamento necessari al raggiungimento di “emissioni 0 nel 2050” e necessari ad evitare i disastri ambientali, gia in corso, ma che potranno essere ancora più devastanti e distruttivi nei prossimi immediati decenni.

Questa è l’emergenza sulle emergenze: la crisi climatica.

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  • Pasquale Di Pace
    published this page in News 2022-11-21 10:21:16 +0100