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Il populismo non va in quarantena

di Alessandra Senatore

È davvero deprimente osservare come, anche in questo momento così drammatico, alcuni esponenti di governo, come il nostro ministro degli esteri, distorcano i fatti con false informazioni per alimentare, senza alcuna vergogna, la propaganda populista. Si sbandierano gli aiuti provenienti dalla Cina come segno di una solidarietà che invece mancherebbe da parte dell'Europa. È dovere di chi fa politica provare a chiarire come stanno realmente le cose. In primo luogo i presidi sanitari e gli pseudo aiuti che arrivano dalla Cina sono stati lautamente pagati e rientrano nei normali scambi commerciali tra due paesi, nulla hanno a che fare con la solidarietà. Per quanto riguarda invece il comportamento di alcuni paesi europei che hanno chiuso la possibilità di scambi commerciali con l'Italia, sarebbe opportuno fare alcune riflessioni. In primis la mancanza di un livello di governo europeo, in ambito sanitario, in grado di agire in maniera coordinata e quindi solidale, per garantire in modo uniforme e diffuso tutti gli Stati membri dell'Unione difronte ad un 'emergenza che non è nazionale ma globale. Il risultato è esattamente ciò che accade: ognuno pensa e agisce per sé, nella convinzione errata che la cooperazione è un prodotto a somma negativa. Ma non è così. "L'unione fa la forza" non è solo un modo di dire, ma una visione razionale dell'utilità collettiva, che evidentemente ancora non rientra nella cultura europea se non in linea teorica. Nei fatti non siamo "Unione" ma ahimè ancora delle monadi che si percepiscono separate,e ciò emerge con forza proprio nei momenti di maggiore difficoltà.
L' Unione Europa non può essere la somma algebrica di Stati che agiscono singolarmente senza alcun legame solidale, senza una visone comune che contempli la tutela concreta e strutturata di un tutto che superi le singole parti. Se condividessimo tutti, davvero, un'appartenenza convinta e profonda al progetto unitario dell' Europa, quello a cui stiamo assistendo in questo difficile momento della nostra storia probabilmente non accadrebbe. L' UE di oggi non rappresenta certo il successo di quel progetto posto alle origini della sua istituzione. Non è certo questa una Europa unita e i limiti di questa mancata unione sono sotto gli occhi di tutti e suggeriscono giudizi sommari che ci indicono spesso a dire: se questa è l'Europa meglio da soli. Ma così continuiamo a sbagliare, perché confondiamo la causa con l'effetto.
L' Europa non è un'entità astratta, è un continente fatto di persone organizzate in istituzioni nazionali che possono scegliere di restare un mero aggregato di Stati più o meno d'accordo a cooperare su alcune vicende, oppure cercare di evolvere verso qualcosa di più grande, un' Unione confederata di Stati che condividono convintamente l'idea che il bene di ciascuno é di per sé un bene per tutti gli altri, che la difesa di ogni Nazione è garanzia di pace per tutti, che la tutela della salute ed il benessere dei cittadini di ogni singolo Stato sono garanzia di crescita, benessere e sanità per tutti i cittadini di questo continente. La scelta dipende da come noi vogliamo che sia. È una nostra libertà ma soprattutto è una nostra responsabilità su cui dobbiamo avere piena consapevolezza.
Questa Europa non ci piace perché non è abbastanza, c'è ne vuole di più!

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