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Il governo ammette il fallimento di Quota 100 e RdC, i simboli del populismo grillino

di Benedetto Della Vedova
I nodi vengono al pettine: la discussione che si è aperta su Quota 100 e Reddito di Cittadinanza è colpevolmente tardiva, ma, come si dice, meglio tardi che mai.
Le misure simbolo del populismo grillino, come abbiamo sempre sostenuto, rappresentano, in modo diverso, due fallimenti.
Quota 100 è una ingiustizia nei confronti delle nuove generazioni su cui cadranno decine di miliardi di spesa aggiuntivi per i prepensionamenti garantiti in questi tre anni ai lavoratori più tutelati.
Il Reddito di Cittadinanza nasce da una motivazione condivisibile, aumentare le risorse per contrastare la povertà, ma è stata una risposta ideologica e quindi inefficiente e piena di storture.
Peraltro, la contraddittorietà era insita nel fatto di legare in modo populista due interventi che andavano in direzione opposta: da sempre la questione italiana è di ridurre la quota di spesa sociale destinata alle pensioni per indirizzare più risorse a chi versa in reale stato di bisogno.
La quadratura del cerchio non c’è stata e ora il Conte bis sembra voler rimediare ai gravi errori del Conte uno. Bene, purché si affrontino le questioni senza escamotage linguistici: Quota 100 va abolita subito perché tra un anno sarà ancora più difficile affrontare l’assurdo scalone nell’età di pensionamento che si sta creando.
Il Reddito di Cittadinanza va radicalmente cambiato tornando a strumenti più flessibili ed efficaci.
E per dimostrare un po’ di sincerità nel cambio di passo, sarebbe bene che la maggioranza imponesse a Conte l'immediata richiesta di accesso ai fondi del Mes.

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