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I soldi del MES per mettere in sicurezza le scuole

Di Michele Governatori

Se il MES è una forma di finanziamento molto più economica dell’emissione di titoli di debito (soprattutto di quelli patriottici con extra rendimento) perché una parte del governo (quella che si fa sentire) e l’opposizione sovranista ne sono così frustrate? Nel MES prima maniera il problema era la “condizionalità” a forme di ristrutturazione del debito. Ora che questa non c’è più, il problema è la ragionevolezza dell’impiego delle risorse. Nessuno può darci lezioni su come spendere i soldi! Nemmeno quelli che non sapremmo dove trovare altrimenti se non a condizioni ben più onerose. E l’inaccettabile condizionalità del nuovo MES è che le spese devono servire alla messa in sicurezza sanitaria.

Proprio quella sicurezza sanitaria che ci rende uno dei pochi paesi europei con le scuole ancora chiuse. Ora, qualunque genitore sa che la scuola pubblica italiana finanzia parte delle sue spese correnti, anche quelle più basilari, con collette tra le famiglie, quando non viene richiesto un contributo in natura (la famosa carta igienica da casa). Una pratica che è stata di fatto istituzionalizzata permettendo la detrazione fiscale di (parte di) queste donazioni ma che secondo noi non ha mai perso il suo valore profondamente umiliante per tutti (per i dirigenti scolastici, per gli insegnanti e per qualunque famiglia che si accorge così di quanto vale la scuola nel budget pubblico).

Leggendo il documento tecnico della Presidenza del Consiglio dei Ministri sulla modalità di apertura del nuovo anno scolastico suscita quindi sollievo non solo sapere che le aule riapriranno, possibilmente in sicurezza, ma anche che vedranno disponibili, se i tecnici saranno ascoltati, prodotti di igienizzazione delle mani e simili. Per chi prima del Covid non poteva permettersi nemmeno la carta igienica, trovarsi pure l’hand sanitizer sarebbe un bel passo in avanti. Senza contare le modifiche agli arredi e alle altre dotazioni necessarie alla prevenzione.

Ci fa ribrezzo usare i soldi del MES per intervenire sull’infrastruttura-scuola seppure per motivazione sanitaria?

Altri suggerimenti del documento sono meno prosaici e comunque interessanti, come la proposta di scaglionare l’orario di inizio delle lezioni. L’idea di gestire i picchi di affollamento delle strade scaglionando almeno le attività sotto il controllo della PPAA non è nuova ma è ancora relativamente rivoluzionaria, e questo è il momento di realizzarla: è più facile “spalmare” l’affollamento di un autobus o metropolitana (o l’assembramento di genitori apprensivi con le auto accese in seconda fila) che aumentarne la capacità massima. Quante volte ce lo siamo sentiti ripetere da qualche paludato commissario all’emergenza in riferimento alla capienza dei reparti di terapia intensiva?

Metà del documento citato riporta statistiche, compresi i dati sull’anagrafe degli insegnanti, che sono piuttosto anziani. Sarebbe bello che la nuova infornata d’autunno fosse anche l’occasione di iniziare, dopo averla selezionata accuratamente, a valutarne una nuova generazione durante la carriera. Sì: si può e si fa in altri Paesi, con buona pace della “libertà d’insegnamento” invocata talvolta dai sindacati.

La libertà, quella di tutti, quella di non farsi infinocchiare da fakenews o da politici che cercano consenso nella paura e nell’ignoranza, quella di una vera mobilità sociale senza distinzioni di censo o di quartiere di nascita, comincia senz’altro dalla qualità della scuola. Si potrebbe almeno cominciare a lavorarci ristrutturandone i bagni coi soldi del MES, così magari si liberano risorse per gli interventi successivi?

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