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I pareri del Comitato Tecnico Scientifico servono alla scienza, non al gossip

Di Giordano Masini

La desecretazione parziale di alcuni verbali del Comitato Tecnico Scientifico, cosa per la quale +Europa si è battuta, sta generando come era prevedibile un dibattito che rischia di distogliere l’attenzione su un punto fondamentale:

I pareri del Comitato Tecnico Scientifico sono stati il fondamento scientifico di provvedimenti che hanno limitato fortemente alcune libertà fondamentali delle persone, con l’obiettivo di proteggere la loro salute, e di altri che hanno restituito loro in tutto o parzialmente quelle libertà, mettendo però di nuovo a repentaglio la loro salute e la loro sicurezza. Si tratta di un contesto molto delicato in cui il Governo si è trovato a muoversi, e in cui comprensibilmente è stato molto difficile trovare punti di equilibrio sostenibili.

È legittimo che in alcuni casi il Governo abbia emesso provvedimenti coerenti con il parere del Comitato Tecnico Scientifico e che in altri abbia accolto solo parzialmente le sue raccomandazioni: il Comitato Tecnico Scientifico offre un punto di vista parziale, focalizzato ovviamente sugli aspetti epidemiologici, mentre il Governo aveva e ha il dovere di considerarne anche altri, come quelli sociali ed economici, che finiscono anche loro per incidere poi sul diritto alla salute. Non si può dire: “il Comitato ha detto A, il Governo ha fatto B, quindi il Governo ha sbagliato”. È però legittimo chiedere perché in qualche caso il Governo abbia fatto B se il Comitato aveva raccomandato A.

Quello che abbiamo detto fin da maggio, chiedendo che quei pareri fossero resi noti, è che provvedimenti emergenziali che agiscono su diritti e libertà fondamentali come quelli al lavoro, alla libera circolazione, alla sicurezza e alla salute non potevano e non possono fondarsi su un generico riferimento all’emergenza, ma devono essere note - tanto ai cittadini quanto alla comunità scientifica - le analisi fatte, le metodologie usate, sia in campo medico-scientifico che in quello sociale ed economico. Altrimenti finisce per essere a rischio la stessa legittimità costituzionale di quei provvedimenti, e questo non è davvero interesse di nessuno. Abbiamo detto fin dall’inizio che quei pareri sono da pubblicare prima di tutto nell’interesse del Governo, per garantire l’efficacia dei provvedimenti che il Governo ha emesso.

La pubblicazione avvenuta ieri risponde a questa necessità di trasparenza? Solo parzialmente, e in maniera insufficiente: conosciamo solo un numero limitato di quei pareri, e soprattutto non conosciamo il resto del puzzle, ovvero le ragioni contingenti che hanno indotto il Governo ad agire in un modo piuttosto che in un altro. Per esempio, a maggio Conte disse di aver voluto accelerare le aperture nonostante il parere contrario, o quantomeno più cauto, del Comitato Tecnico Scientifico. È chiaro che in questo caso è stato dato un peso rilavante a ragioni di carattere sociale. Ebbene, queste ragioni non vanno solo evocate o ipotizzate, ma vanno adeguatamente esposte e argomentate.

Tutto questo non per alimentare il gossip su “di chi è la colpa”, ma piuttosto per consentire alla comunità scientifica di sottoporre a critica i criteri usati, ed eventualmente, nell’interesse di tutti, di proporne di migliori. Ed è una cosa che può succedere più spesso di quanto non si immagini, soprattutto in un momento in cui si ha a che fare con un emergenza le cui caratteristiche e conseguenze sono totalmente nuove e spesso imprevedibili, sia dal punto di vista medico-scientifico che da quello socio-economico e politico. È successo ad esempio nel Regno Unito, dove la comunità scientifica ha indotto il Governo a cambiare rotta; potrebbe accadere ovunque.

Arroccarsi sulla difesa strenua delle proprie posizioni e delle proprie decisioni, per proteggerle da un rumore di fondo che certo non andrebbe alimentato, e soprattutto difendere queste posizioni e queste decisioni con il segreto di Stato non serve davvero a nessuno.

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