Dal 1° gennaio 2022 lo Stato italiano è fuorilegge, in palese violazione della norma che impegna la Presidenza del Consiglio dei Ministri ad assicurare, entro la fine del 2021, l’entrata in vigore di una piattaforma, pubblica e gratuita, per la raccolta delle firme necessarie a promuovere Referendum e Proposte di Legge di iniziativa popolare.
L’Italia non è la Cina né la Russia di Putin. Non è l’Iran, non è l’Egitto e nemmeno l’Ungheria di Orbán. Nelle democrazie costituzionali come l’Italia, fondate sul diritto e sulle libertà politiche, oltre che individuali, anche la Presidenza del Consiglio è tenuta a rispettare gli obblighi di legge. La norma violata, peraltro, è strettamente collegata all’esercizio di un diritto politico costituzionalmente protetto, che il Governo Meloni sta deliberatamente ostacolando.
L’istituto referendario è stato sempre osteggiato dai grandi partiti, dall’indomani dell’entrata in vigore della Costituzione repubblicana. Dapprima lo hanno boicottato impedendo la sua attuazione per ventisette anni. Poi hanno introdotto una serie di limiti pratici al suo utilizzo, irragionevoli passaggi burocratici che ne hanno ridimensionato la portata.
Questo perché lo temono. Eppure si tratta del migliore strumento di cui disponiamo per inverare il circuito democratico, per rivitalizzarlo, alla luce di una gravissima crisi della rappresentanza politica e della partecipazione elettorale, dell’astensionismo alle stelle, della crescente sfiducia nei partiti e nei corpi intermedi.
Nella scorsa Legislatura siamo riusciti a fare approvare la norma che ha introdotto la possibilità della firma digitale. Una piccola grande riforma che ha dimostrato di avere un grande potenziale.
Eppure, fino all’entrata in vigore della piattaforma pubblica prevista dalla legge, ogni raccolta firme avrebbe un costo di centinaia di migliaia di euro. Difficilmente sostenibile, quindi, per un Comitato Promotore che non sia diretta espressione di grandi partiti o di corporazioni.
Il successo delle campagne per i Referendum Cannabis e Eutanasia Legale - poi cassati dalla Corte Costituzionale, con motivazioni discutibili - hanno dimostrato che la partecipazione democratica può essere anche favorita dalla politica, non soltanto ostacolata.
Il Governo deve rientrare nella legalità.
Fino a quel momento, continueremo a lottare.