di Benedetto Della Vedova
Vladimir Putin arriva a Roma poco dopo aver proclamato, dalle colonne del Financial Time, la fine del liberalismo. Non è tanto importante sapere cosa sia la democrazia liberale per Putin, che non l’ha mai conosciuta né l’ha mai praticata a casa sua. Il suo giudizio non sorprende e, potremmo dire, nemmeno interessa più di tanto. Quel che è invece importante è riflettere su cosa significa tutto questo per noi, da noi. In Italia e in in Europa. Putin dice che “l’idea liberale è entrata in conflitto con gli interessi della stragrande maggioranza della popolazione”. È davvero così? Si tratta di un’idea molto popolare, e anche altri con diverse sfumature, l’hanno ribadita, magari sostituendo prosaicamente la parola “liberalismo” con “liberismo”.
La politica è sempre anche “protezione”: protezione di interessi, di valori, protezione delle persone dal bisogno o dalla paura, protezione dai fantasmi del passato o dalle ansie del futuro. Non esiste una politica buona che fa gli interessi del popolo e un’altra che non fa gli interessi di nessuno, o - peggio - fa gli interessi di caricaturali élite. Esistono interessi, bisogni, valori diversi, e la politica si schiera su linee di faglia al cui centro ci sono le persone. Ritengono di farlo gli sbiaditi imitatori nostrani di Putin, lo facciamo noi che continuiamo a ritenere che lo Stato di Diritto e le istituzioni della democrazia liberale (separazione dei poteri, limiti ai poteri delle maggioranze, mercati aperti e regolati, autorità indipendenti, libertà di espressione e stampa, diritti umani,...) vadano salvaguardate a ogni costo non come simboli astratti ma come strumenti reali, strumenti anche di protezione. Di cosa? Facciamo un esempio.
Sabato e domenica in molte città troverete un banchetto su cui potrete mettere la vostra firma, per chiedere che nella Costituzione della Repubblica Italiana vengano inseriti i principi di equità generazionale e sostenibilità ambientale. Ovvero che le leggi che facciamo oggi non siano rivolte solo a chi oggi ne godrà gli effetti, ma anche a chi verrà domani. E che il costo delle politiche di oggi venga sostenuto anche e soprattutto da chi ne beneficia oggi, non solo da chi verrà domani. È un principio astratto? L’ammontare del nostro debito, e il suo peso che piegherà la schiena dei nostri figli è un fatto molto concreto. Abbiamo scelto di proteggere loro, i nostri figli, che oggi non possono votare o che ancora non sono nati, dalla follia di chi oggi vuole vivere a spese loro, andare in pensione più presto a spese loro, ottenere sussidi a spese loro, devastare il pianeta dove loro dovranno vivere. Abbiamo chiamato questa iniziativa “figli costituenti” per affermare la nostra scelta di campo, per dire a chi ci rivolgiamo, quali interessi e quali bisogni intendiamo proteggere: quelli dei nostri figli.
Per farlo servono le istituzioni della democrazia liberale, i suoi principi e i suoi valori, e intendiamo tenercele ben strette. Ci piacerebbe che il presidente Conte lo ribadisse oggi, incontrando Putin, ma temiamo che non lo farà. Proveremo a farlo noi, se ci verrà consentito: ma il fatto che, come è stato detto, non ci verrà consentito, è già un segno del valore di quel che stiamo perdendo.