di Emma Bonino
Malgrado le promesse di discontinuità, sulla vicenda della Mare Jonio e della Alan Kurdi la condotta del Presidente del Consiglio e quella dei ministri del M5S Toninelli e Trenta continua a essere uguale a quella di Salvini e sembra confermare un atteggiamento fondato, in forza di legge, su due presupposti intollerabili: la criminalizzazione delle organizzazioni non governative che prestano attività di soccorso e la ‘proibizione’ dell’approdo in Italia per i profughi da esse salvati. Siamo alla violazione dei diritti umani come presupposto dell’attività di governo.
Io so che l’immigrazione e le politiche sui richiedenti asilo sono problemi complessi, e per questo mi ribello non solo politicamente, ma culturalmente all'idea che la loro rigorosa regolamentazione debba comportare il sacrificio dei diritti umani. Con la proposta di legge di iniziativa popolare denominata ‘Ero straniero’, promossa anche da Radicali italiani e depositata da mesi in Parlamento, abbiamo prefigurato un meccanismo di superamento ordinato e tutt’altro che ‘lassista’ della Bossi Fini, fondato su un’analisi realistica della situazione italiana. Come ha spiegato giovedì scorso al presidente incaricato la delegazione di +Europa, su questo piano oltre che sull’abolizione dei decreti sicurezza approvati dal governo Conte I, si dovrà misurare non solo la discontinuità, ma anche la razionalità del governo Conte II sui temi dell’asilo e dell’immigrazione. Le premesse, a vedere quel che sta succedendo nel Mediterraneo, mi sembrano negative.