Di Valerio Federico e Dino Guido Rinoldi
Il d.l.’semplificazioni’, convertito in l.120 del 2020, ha costretto la Commissione europea a sottolinearne i rischi di incentivazione della corruzione, del resto ‘sistemica’ in Italia. Semplificare non può voler dire scarnificare i controlli, specie pensando all' infiltrazione della criminalità organizzata nelle gare d'appalto.
Piuttosto semplificare deve comportare la drastica diminuzione delle assai più di trentamila stazioni appaltanti esistenti, non tutte professionalmente adeguate, riducendole ad alcune centinaia, preparate, digitalizzate e a più basso rischio corruzione. Oggi è in Parlamento un secondo d.l. ‘semplificazioni’ (e ‘governance del PNRR’) che se ne deve occupare. Le tante riforme (poco meno di 60 tra ‘orizzontali’, ‘abilitanti’ e ‘settoriali’) inevitabili per dare esecuzione al PNRR non possono aggirare il problema col pretesto di ‘azzerare’ il codice dei contratti pubblici. Ora lo sottolinea anche l'istituzione guidata da Ursula von der Leyen nel rapporto sullo Stato di diritto in Italia.