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Ddl Pillon: "No alla nostalgia reazionaria"

Di Anna Maria Zanetti

In Italia siamo alle prese, paternità del governo giallo-verde, con capovolgimenti storici all’indietro in tema di diritti civili.

Il ddl Pillon fa macerie del diritto di famiglia; il consiglio comunale di Verona finanzia centri cattolici contro l’aborto; il ministro Fontana vanta la sua omofobia; Verona (Verona, ancora Verona!) in primavera ospiterà un consiglio mondiale sulla ‘famiglia’ (quella del Mulino Bianco, per capirci). Una famiglia fasulla quanto quella pubblicità, che viene demolita nella sua ipocrisia da una splendida vignetta/editoriale di Elle Kappa : uno dice: “una vergogna le nozze gay”, è un altro risponde:”La famiglia normale è quella formata da un uomo che ammazza una donna”.

Emma Bonino parla di “nostalgia reazionaria” di fronte a fatti storico/culturali sottoscritti per l’eguaglianza, la pari dignita’ dei sessi e degli esseri viventi, costati decenni di lotte delle donne e di gran parte della popolazione. Quali lotte? Molte/i le ricordano come parte viva di vita ma per altri sono faccende, seppur recenti, già (quasi) dimenticate....

Facciamo esercizio di memoria... ‘Solo’ 40 anni fa in Italia non c’era il divorzio; nelle famiglie le donne non avevano i diritti e la dignità di ruolo dei padri (unici capifamiglia); non potevano decidere sui figli; vigeva il delitto d’onore; una donna che voleva sposarsi o era incinta veniva licenziata (non è cambiato poi molto...); niente contraccezione perché la Chiesa e la Dc suo braccio politico la impediva. In due parole, le donne che non potevano o non volevano per i più svariati motivi, avere figli non potevano decidere alcunché sul proprio corpo; interrompere la gravidanza era reato e moltissime finivano o in galera (sì, in galera!) o sui squallidi lettini di mammane e ‘cucchiai d’oro’ (i ginecologi che si arricchivano sugli aborti clandestini ) ad abortire in clandestinità e nella solitudine; ne morirono a migliaia, a centinaia di migliaia in quegli anni... Una vergogna storica, omicidi di Stato di masse femminili di cui non ci si può dimenticare.. ...invece si vuole farlo....

Poi è intervenuta la storia, facendo gioiosi, seppur tormentati, passi in avanti. Nel 1970 il divorzio; nel 1974 il no di massa al referendum che intendeva abrogarlo; nel 1975 il diritto di famiglia che equipara diritti e doveri dei coniugi; nel 1978 la legge 194 per una maternità responsabile e l’interruzione volontaria della gravidanza.

Ora invece pare arrivato il tempo dei doppi salti mortali all’indietro per la storia, la cultura, il costume, la società democratica.

Il ddl Pillon è esemplare: evidente è l’impronta sessista (anche se il testo è strapieno del termine ‘bigenitorialita’ che le madri separate vorrebbero tanto nei fatti e nella realtà più che nei disegni di legge). Invece di rivedere con ragionevolezza le possibili storture della separazione e divorzio tra le coppie con minori, il ddl interviene a gamba tesa con indicazioni assurde: cancellazione dell’assegno per il mantenimento del figlio, imposizione di una «bigenitorialità» perfetta di 12 giorni al mese con bambini e adolescenti trattati come ‘pacchi’, obbligo di una ‘mediazione familiare’ che si capisce subito sarà del tutto ingestibile.

E poi a Verona è passata una mozione comunale che finanzia associazioni anti-abortiste (e le altre associazioni?). Sulla eterna questione della 194, per noi, e crediamo, per i movimenti delle donne che stanno rinascendo e rinforzandosi in tutt’Italia e in tutto l’Occidente - la questione è chiarissima: si facciano davvero le campagne di contraccezione (ancora minoritarie in Italia), si applichi la legge combattendo - soprattutto nel Veneto - la scandalosa, strumentale, diffusione dell’obiezione di coscienza che discrimina le donne e disattende clamorosamente una legge dello Stato.

L’orizzonte politico è fosco. Prendono piede propositi culturali e sociali disastrosi sui quali va stabilita una risposta decisa e una posizione netta. Pertanto +EUROPA ribadisce il suo impegno per una legislazione che tuteli le donne e i bambini di famiglie separate e/o divorziate. Impediremo od ostacoleremo con tutti i mezzi possibili, parlamentari e sociali, l’iter del ddl Pillon che fomenterà, più di prima, le rivalità e i disaccordi tra i genitori nel rapporto con i figli minori e nella tutela del genitore più debole (sia esso uomo o donna, madre o padre, genitore uno o genitore due).

Sui diritti delle donne e dei bambini, che sono, davvero i diritti degli uomini e di tutti, non si arretra in Italia, in Europa.

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