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Covid 19: è l'ora della prudenza e della ragionevolezza

Di Giordano Masini

In alcune regioni i tempi di raddoppio (ovvero il tempo in cui i casi passano da 10 a 20, da 20 a 40, da 40 a 80…) è inferiore alla settimana, e l’indice Rt è superiore a 1. Il fatto che siamo passati da alcune decine ad alcune centinaia di casi giornalieri rende la misura del tempo necessario per passare da alcune centinaia ad alcune migliaia o decine di migliaia. Nonostante questo la nostra istintiva percezione del rischio tende a rassicurarci. Perché siamo propensi a fare “quello che fanno gli altri”, e perché tendiamo a vedere una crescita lineare anche dove questa è esponenziale.

L’aumento dei casi renderà però progressivamente sempre più complesso il tracciamento e quindi il controllo della situazione. Oggi possiamo ragionevolmente dire che non si verificherà un’altra Alzano Lombardo, perché la guardia sugli ospedali e sui focolai è ovviamente più alta di quanto non fosse nella seconda metà di febbraio. Ma sulle tre T (test, trace and treat) i passi in avanti fatti non sono sufficienti a impedire che la situazione sfugga di nuovo di mano se i focolai crescessero troppo di numero, e se la rete dei contatti della maggior parte dei positivi fosse troppo complicata da ricostruire (come quando le persone sono in vacanza in luoghi affollati). L'app Immuni si è rivelata finora uno strumento inadeguato.

Il tempo di incubazione della malattia prima che una persona sviluppi i sintomi (e pensi quindi di dover fare il test e trovi una struttura in grado di farlo) varia tra i pochi giorni e le due settimane. Quindi i casi che registriamo oggi sono in linea di massima i contagi di (almeno) una settimana fa, considerato anche che ancora oggi i tamponi non vengono fatti ovunque immediatamente, al primo apparire di sintomi riconducibili al Covid. Questo vuol dire che la curva (che segue, lo ricordiamo, una linea esponenziale) è già presumibilmente a una quota molto più alta di quella che vediamo oggi dalle statistiche.

Sul piatto della bilancia delle cose positive invece c'è l'età media dei contagiati, che oggi è più bassa rispetto alla prima ondata, e che incide significativamente sul numero dei ricoveri e dei decessi. C'è anche una maggiore conoscenza medico-scientifica del Covid e una maggiore esperienza clinica, e tutto questo alleggerisce per fortuna (e per ora) la pressione sul Servizio Sanitario Nazionale.

Di fronte a noi c’è la fine di agosto, e quindi delle vacanze della maggior parte degli italiani, e la previsione di un ritorno alla normalità più completo e rapido nei tempi di quello sperimentato finora: è prevista la riapertura delle scuole il 14 settembre, mentre il 20 e il 21 settembre si voterà per il referendum costituzionale e per le elezioni regionali e amministrative in sette regioni e moltissimi comuni. Le ultime raccomandazioni ministeriali sulle scuole, che autorizzano a derogare al distanziamento nelle aule, sembrano ispirate a una situazione in rapido miglioramento che a una in progressivo peggioramento.

La comprensibile necessità di salvaguardare attività economiche importanti come quelle turistiche ha portato a lanciare messaggi oggettivamente contraddittori (scuole chiuse e discoteche aperte, tanto per citare il caso più eclatante). È assolutamente necessario che il Governo e le Regioni recuperino una linearità e una ragionevolezza nella comunicazione pubblica (che forse non hanno mai avuto), adatta alla delicatezza del momento che stiamo attraversando, e che tengano presente che il virus va anticipato, per quanto possibile, non inseguito. Ma da questo punto di vista i segnali non sono confortanti.

Se è vero che nessun governo (nazionale o regionale che sia) è in grado di imporre misure restrittive efficaci che non siano coerenti con la percezione del rischio diffuso nella popolazione, in questo momento a favore dell'indecisione giocano da una parte la paura di lanciare falsi allarmi, che metterebbero a repentaglio molte attività economiche, e l’imminenza elettorale che induce la politica a lanciare messaggi autoassolutori e/o incoerenti, come l’ossessiva ricerca di capri espiatori (gli immigrati, quelli che tornano dall’estero, i giovani…) per rassicurare la maggior parte dei cittadini che tra poche settimane torneranno a essere anche elettori.

Di qui il rischio concreto, da evitare assolutamente, che anche questa volta i tempi e le modalità di reazione non siano adeguati. Da parte nostra, dobbiamo fare ognuno di noi la nostra parte per evitare che i prossimi mesi tornino ad essere segnati dal drammatico dilemma tra la ragioni dell'economia e le ragioni della salute.

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