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Brexit: Della Vedova, ora accrescere integrazione Ue, porta aperta a nord irlandesi e scozzesi

Ho pensato e penso che la Brexit sia stato un errore politico, che renderà più deboli sia il Regno Unito che la Ue. Un impossibile ritorno al passato, che non ritornerà. Dietro la demagogia di Farage e alle sue imposture si sono acquattati i conservatori che sognano una grande Singapore e i laburisti nostalgici dello statalismo. Progetti opposti, ma in entrambi i casi resi possibili, nelle aspettative dei loro fautori, grazie alla liberazione dal giogo bruxellese.

Ma il dado è (finalmente) tratto. L’interesse ora è costruire una futura partnership positiva tra Ue e UK. Non sarà facile, non potrà essere naturalmente “business as usual”, ma l’interesse di tutti, europei e britannici, è quello di inaugurare una diversa forma di cooperazione.

La risposta della Ue oggi, dopo una prova di unità nella gestione della Brexit, deve essere quella del superamento dello status quo istituzionale e politico: mentre tutto attorno cambia vorticosamente, quella dell’immobilismo semplicemente non è una opzione. Se non cambiamo saremo cambiati, se non andiamo avanti ci ritroveremo indietro. L’ideale federalista, declinato anche con pragmatismo e fantasia, non ha smesso di essere una via maestra e obbligata: a partire dalla politica internazionale e di difesa, la promozione dei valori e degli interessi europei passa per l’Unione; il resto è illusione.

Diamoci una mossa! E, fallito il “Remain”, manteniamo le porte della Ue aperte a un “Return”. In particolare non lasciamo soli nord irlandesi e scozzesi che dalla Ue, giustamente, in grande maggioranza non volevano andarsene.

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