di Emma Bonino
Dopo più di 40 anni, penso che l’adozione della Legge 194, pur intrisa di gravi limitazioni o persino ipocrisie, sia stata di fondamentale importanza, per evitare alle donne il dolore e l’umiliazione dell’aborto in clandestinità.
Ancora adesso andrebbero eliminate sacche di discriminazione, vere e proprie violazioni di legge, ma io credo che sia stata una legge positiva, visto lo stesso declino del ricorso all’aborto, come i numeri dimostrano.
Oggi, a ricorrere a questo strumento sono soprattutto le donne immigrate: quelle che hanno meno accesso ai servizi sanitari, alla contraccezione..
E serve, da una parte, mettere un argine all’obiezione di coscienza di massa, che spesso non è di coscienza ma di carriera, e, dall’altra, fare più attenzione alle innovazioni scientifiche, per esempio all’aborto farmacologico, in un momento in cui, peraltro, il covid-19 spaventa troppo e induce a non rivolgersi come prima alle poche, a dire il vero, strutture sanitarie dove non ci sono obiettori.
Vengo attaccata spesso sui social perché con la battaglia per arrivare a quella legge avrei determinato la morte di migliaia di bambini.
Ma si è trattato di contrastare l’aborto clandestino. Se una donna non può o non vuole portare avanti una gravidanza ha, grazie a questa legge, uno strumento, l’ultimo che le donne scelgono per la verità, o dovrebbero scegliere, perché comunque è un trauma, magari non medico ma emotivo. Per questo dobbiamo lottare per andare avanti per una piena attuazione.