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Donne nelle task force: un mese di mobilitazione per ottenere questa ovvietà

Di Emma Bonino e Costanza Hermanin

C’è voluto un mese di mobilitazione, online col movimento datecivoce, e in Parlamento con varie mozioni sulla parità di genere, per ottenere quello che in altri paesi sarebbe stato ovvio: che gli organismi che gestiscano l’emergenza COVID e le ulteriori fasi della pandemia rappresentino la società italiana per intero.

Ogni studio scientifico nostrano e internazionale ci dimostra che le donne stanno portando sulle proprie spalle il peso maggiore della crisi: non soltanto perché il nostro personale sanitario è in maggioranza (67%) femminile, ma anche perché chi è rimasto a casa e lo rimarrà in futuro sono le donne, da quelle più povere, come le donne migranti, il cui futuro lavorativo dipende ancora da una discussione tutta politica in merito alla regolarizzazione di prestazioni di cui le famiglie e i consumatori italiani hanno un tale bisogno da rendere la maggior parte del Paese. Ma riguarda anche le donne più istruite che sono state così schiacciate dal lavoro familiare in questo periodo che hanno inviato alle riviste scientifiche la metà delle ricerche proposte per pubblicazione lo scorso anno negli stessi mesi. Nella situazione di gravissima disparità in cui vivono le donne italiane in confronto ad altri paesi, non solo avanzati, la crisi rischia di avere un effetto distruttivo. Non era concepibile che non partecipassero al disegno del proprio futuro.

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