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Spiagge Libere

Alla Presidente del Consiglio

Al ministro delle Infrastrutture

Alla ministra del Turismo

Molti italiani non possono più permettersi una vacanza al mare nel nostro Paese. Negli ultimi due anni l’aumento dei prezzi ha impedito a molte famiglie di scegliere le località balneari italiane come mete: chi ha potuto è andato all’estero in località low cost, gli altri semplicemente sono rimasti a casa. 

In questo scenario una importante voce di spesa è quella dei costi dei servizi di spiaggia: aumentati del 16% in due anni. Un vero e proprio paradosso dal momento che le concessioni demaniali intanto sono scadute e vanno rinnovate e in secondo luogo sono date a cifre irrisorie e addirittura sono state diminuite del 4,5% dal ministro delle infrastrutture lo scorso dicembre.

Il Papeete paga 850 euro al mese di concessione e affitta un ombrellone anche a 500 euro al giorno, arrivando a fatturare 3 milioni di euro all’anno. Il Twiga paga 1700 euro al mese allo Stato e fattura 8 milioni di euro annui. Sono solo due esempi, che coinvolgono persone vicine a questo governo, e che ben rappresentano quanto ormai sia fuori controllo la situazione. 

E come si preferisca mettere l’interesse di pochi amici davanti al diritto di tutti gli italiani a godere di un bene pubblico, quali sono le spiagge.

La Corte dei Conti ha già denunciato "i canoni attualmente imposti non risultano, in genere, proporzionati ai fatturati conseguiti dai concessionari attraverso l’utilizzo dei beni demaniali, con la conseguenza che gli stessi beni non appaiono, allo stato attuale, adeguatamente valorizzati.

Il Consiglio di Stato ha dichiarato illegittima la proroga promulgata per la prima volta nel 2018 dal Governo Conte I, e poi rinnovata dal Governo Meloni, ribadendo così che i rinnovi automatici sulle concessioni dei beni pubblici sono in contrasto con il diritto europeo e con la direttiva Bolkenstein. Quindi diminuire i canoni non appare solo folle ma si palesa anche come un evidente danno erariale

La risposta del governo è stata quella di continuare a ignorare e violare la legge. Addirittura proponendo una mappatura farsa delle spiagge volta a dimostrare la grande quantità di costa ancora disponibile: falso, dal momento che hanno considerato anche tratti di costa inaccesibili. La realtà gli italiani la conoscono bene: la gran parte delle coste sono già occupate da concessioni. Regioni come l’emilia romagna le coste disponibili sono solo il 70%, in città come Rimini le coste occupate arrivano al 100%.

Le spiagge dunque sono risorse scarse e le gare per le assegnazioni risultano urgenti.

Quello che sta facendo il governo Meloni è un vero e proprio abuso di potere, i cui costi saranno pagati direttamente dagli utenti delle spiagge, che vedono ogni anni rincarare ombrelloni e lettini, ai contribuenti che vedono pendere sull’Italia una multa europea, e dannoso dal punto di visto ambientale, visto che di fatto stanno mettendo a gara solo gli ultimi tratti di spiaggia libera in Italia.

E’ così che si deprime l’economia, è così che si deturpa il paesaggio, è così che si privano i cittadini della libertà di scegliere di andare sulle spiagge libere. Nell'interesse degli stessi operatori del settore che rischiano di trovarsi ad operare in una zona grigia del diritto.

Per tutte queste ragioni chiediamo che:

si alzi subito i canoni delle concessioni demaniali 

si mettano a gara le spiagge già assegnate

si lascino libere le spiagge che non sono state ancora assegnate poiché questo sono un bene scarso.



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  • Michelangelo Gigli
    published this page 2024-07-31 10:40:45 +0200