di Emma Bonino e Benedetto Della Vedova
L’allarme Covid non può ritenersi concluso, ma la proroga dello stato di emergenza, che il Governo si accinge a deliberare, non serve affatto a prevenire e a gestire in modo più efficiente la pandemia, ma piuttosto a prorogare il “governo via Dpcm” e a continuare ad aggirare il controllo parlamentare su norme limitative di diritti e libertà costituzionali.
L’Italia – di fronte al rischio di una nuova emergenza – è tuttora priva di un sistema in grado di realizzare test di massa, di tracciare i contatti dei contagiati e di isolarli per contenere la diffusione del virus. È evidente il ritardo e la confusione sulla riapertura delle scuole e l’assenza di controlli sulle regole del distanziamento personale e sull’utilizzo dei dispositivi di protezione. Gli assembramenti incontrollati si moltiplicano su tutto il territorio nazionale. Il nostro sistema sanitario, anche per la scelta assurda di rifiutare la linea di finanziamento del MES, non sembra certo più in grado che nella scorsa primavera di fronteggiare una crisi sanitaria di dimensioni imponenti, come quella che potrebbe presto ripresentarsi.
Lo stato di emergenza, che è tuttora in vigore, non è dunque una garanzia né necessaria, né sufficiente per realizzare interventi tempestivi e efficaci contro la pandemia.
Dunque, dal 1 agosto per noi il problema rimane di capire non solo di quali strumenti emergenziali il governo disponga – l’ordinamento ne prevede svariati e la dichiarazione di stato di emergenza è solo uno di questi – ma quali interventi concretamente sia in grado di assicurare in campo sanitario e extra-sanitario, e quale potere di indirizzo e controllo sarà consentito alle camere, a vantaggio tanto della loro trasparenza, quanto della loro efficienza.
Un voto, come quello che l’esecutivo sembra auspicare, di semplice proroga dell’emergenza e di “delega in bianco” al Presidente del Consiglio non soddisfa queste condizioni.