di Carmelo Palma
Nello scontro andato in onda ieri a Non è l’Arena tra Bonafede e Di Matteo non si sono confrontati una ragione e un torto, ma due torti.
Ha torto il consigliere del CSM che allude in modo neppure troppo implicito a un cedimento del Ministro della Giustizia a pressioni di ambienti mafiosi. E ha altrettanto torto il Ministro della Giustizia, che si giustifica ribadendo l’impegno a rendere, di fatto, più incostituzionali e afflittive le condizioni dei detenuti e a ostacolare le scarcerazioni disposte, in base alla legge, dalla magistratura di sorveglianza, come prova della sua fede ‘antimafiosa’.
Anche questa vicenda è un segno del degrado della cultura della giustizia e della pena nel nostro Paese e dimostra che ai vertici di Via Arenula e di Palazzo dei Marescialli domina sovrano il disprezzo della divisione dei poteri.